Temo dovervi riferire una cosa brutta.
Stiamo per sbarazzarci di Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti e Piero della Francesca.
Cosa hanno fatto di male?
Loro niente, e neanche noi.
Loro anzi, hanno fatto molto di bene.
Il problema – fosse tale – è che intendiamo esplorare cosa si faceva prima che loro mettessero a punto la prospettiva lineare.
In pittura, tocca predisporre.
Si parte da una tabula rasa e sta a chi la riempie mettere cose.
In fotografia uno trova cose, e quelle sono.
Noi umani – ed anche altri, dicono – sappiamo riconoscere la tridimensionalità messa in scena su di un supporto bidimensionale.
In pittura invece fanno quello che vogliono.
Prima non alludevano alla tridimensionalità, poi l’anno adottata, indi si sono stufati.
Picasso e quella roba lì che ci ha messo una vita per dipingere come un bambino.
E se volessimo anche noi fotografi fare quello che vogliamo?
Be’, un po’ si può.
Guardate la magnifica fotografia di Sue Trower e capirete all’istante ogni cosa.
La faccenda è: come fotografia, riporta una situazione esistente a priori e al di fuori da mediazioni, dunque riproduce una realtà in sè stessa tridimensionale.
Noi ci accorgiamo di questo, ma anche di un’altra cosa: allude alla bidimensionalità.
Sì, come i gamberi e come in pittura: con Sue abbiamo – ma virtuosamente – camminato all’indietro.
Noi che la tridimensionalità c’è l’abbiamo già allusa, ci siamo messi a suggerire la bidimensionalità.
Perché?
Osservate l’insieme dei paletti in acqua.
Sì, sappiamo che quelli sotto sono più vicini al fotografo di quelli sopra.
La suggestione, però, è che siano tutti alla stessa distanza.
In piedi, come in una scala senza pioli.
E l’acqua, ridotta a carta.
Trattandosi di elemento liquido, possiamo dire prosciugata.
Prosciugata.
Teniamo a mente questa parola, ci servirà tra poco.
Seconda fotografia, di mia realizzazione.
C’è sempre l’acqua, e siamo tornati alla prima elementare.
Si, le aste prima di imparare a scrivere le parole.
Non c’è più allusione alla tridimensionalità, colore, sinanco accenno di volume insito in textures.
La terza fotografia, ora.
Sempre mia, e banale.
Ma, se v’aggrada, guardate in basso a sinistra, la parte che ho evidenziato bordando di rosso.
Ecco, fosse stata quella l’inquadratura, più bidimensionale di così non si può.
Giusto uno scarabocchio, prosciugato nonostante l’acqua.
Ecco, prosciugato.
Togliendo, si va verso una sancta et divina abstractio.
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Claudio Trezzani
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