Rigore e Astrazione

Sono su di una diga. Non mi attrae la letteralità documentativa.

Poi però scorgo una promettente possibilità isolatoria.

Scelgo, escludo.

Situo ciò che ritraggo in una situazione di ondeggiante irriconoscibilità: qualcuno individuerà il raffigurato come parte di un insieme, e da qui risalirà alla primigenia funzione, qualcuno no.

Ma ciò è fuorviante: il materiale è divenuto “cosa altra”.

Non siamo più al “cosa serve”, conta ciò che evoca.

Ma per depurare occorre esercitare rigore: scartare qualsiasi inquadratura che contenga dissonanze, non permettere che la coesione sia intaccata.

Perseguire con pervicace ostinazione una essenzialità mondata da spinte centrifughe.

Parlare un linguaggio univoco.

Porre l’asciuttezza  – frutto di sintesi – al servizio della visione altrui, il cui irraggiamento è potenzialmente infinito.

 

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Claudio Trezzani

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