Due le fotografie a corredo di questo brano.
Quella tratta dal seducente archivio di Annie Josephine Giraut introduce l’argomento con morbida progressione.
Quella di Rozel Kazi lo sviluppa con mirabile icasticità.
Il tema è: il visibile muta di cifra tonale a seconda delle condizioni contingenti.
Il controluce di Annie dolcemente s’incammina verso la riduzione: l’informazione visiva s’assottiglia, e – incantevole paradosso – le figure si stagliano con maggiore nettezza, nonostante l’impoverimento complessivo del dato.
Con Rozel il miracolo è ormai compiutamente compiuto.
E qui c’entra il finanziere settecentesco Etienne de Silhouette.
Da cui l’italiano “siluetta”.
Ma qui non v’è traccia dell’originale parsimonia pericolosamente limitrofa alla grettezza.
Tutt’altro, qui.
Come nel titolo di questo articolo, è una riduzione senza estinzione.
Anzi, molto di più: è una purificazione traverso prosciugamento.
Sono ancora fotografie siffatte immagini?
Sì, lo sono.
Perché il visibile muta di cifra tonale a seconda delle condizioni contingenti, come poc’anzi affermavo.
Inserirsi nel solco del fenomeno può condurre ad una densa benché rarefatta sintesi.
La faccenda del “less is more”, ed insomma.
Là fuori (“out there”, come amano dire gli americani) succedono cose con cangiante rutilanza.
Privilegio della Fotografia è afferrarle ed introitarle.
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Claudio Trezzani
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