Rara Terghità

Fare ciò che si può.

Declinato all’ambito fotografico, non si limita ad illustrare le capacità individuali.

Perché esistono norme che regolano l’attività, e se alcune d’esse sono funzionalmente ed inerentemente comprensibili (ad esempio: esercitare la professione di matrimonialista rispettando gli adempimenti fiscali, e non sostituendosi nascostamente a coloro che vi ottemperano), altre attengono ad una più vasta concezione, che non necessariamente affonda le radici in raggiungimenti di civiltà intonata al progresso (è il mio consueto strale rivolto alla sfumatura di talebanicità che trovo informi taluni aspetti della legge su di un malinteso senso di privatezza).

Dunque: fare ciò che si può non solo in relazione a ciò che si è in grado di fare, ma anche con riferimento a come la società ci consente d’operare.

Ed in tema di divulgazione fotografica, la questione è presto esplicitata: i visi in primo piano, non si può.

Seguire questi dettami è certamente frustrante, ma dobbiamo.

A meno che la soluzione di ripiego – ovvero ritrarre di spalle i soggetti umani, eventualità che spesso induce a non premere l’otturatore per manifesta insignificanza d’esito – trovi accenti che si discostino dalla trascurabilità.

La fotografia a corredo del presente brano esemplifica il concetto.

E’ pubblicabile poiché quasi tutti i visi  compresi nell’inquadratura volgono lo sguardo altrove – e sono per giunta dotati di cappello – mentre l’unica figura che mostra il profilo è stata da me debitamente mascherata.

Siamo così approdati al titolo di questo articolo, “Rara Terghità”.

Ciò in quanto non è consueto che l’esclusione dei lineamenti umani lasci residuali motivi d’interesse.

Che qui sono invece costituiti da due fattori:

  • la posa dei ritratti.
  • l’elemento cromatico.

La posa è plastica, semiconsciamente dialogica, dinamica eppur scultorea.

L’elemento cromatico recita vivezze, le quali sono fruibili sia in valenza astratta – per accostamento – che come effetto collaterale – di cosciente indipendenza ma di osservabile dipendenza – dell’azione di gruppo.

Ecco, con questo siamo tenuti misurarci: tenerci preziosa la sporadica eventualità che soggetti umani parlino pur senza palesare la luminosa palpitazione di un viso.

 

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Claudio Trezzani

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