“Fanno sognare e donano poesia ad un paesaggio”.
Lo scrisse Flaubert a proposito delle rovine.
Rovine…
Sapete, a quell’epoca l’estatica contemplazione delle fatiscenze edili era collegata ad un movimento di pensiero attorno le cose che furono.
Paesaggio…
Gustave poneva in relazione i manufatti cadenti all’ambiente che li accoglieva.
Ma non c’è bisogno di chiamarsi Hegel per considerare l'”in sè e per sè” come attribuibile alle rovine istesse, astraendo da quanto le attornia.
Nè è necessario limitare la contemplazione a resti di monumenti.
Ciò che seduce è che forze premono sulle cose.
Sì, forze premono sulle cose.
E’ la Virtuosa Corruzione che menziono nel titolo di questo articolo.
Pontile diroccato a lago.
E’ una delle due fotografie a corredo di questo brano; per la bassa risoluzione dell’altra (quella della barca semiaffondata, la scattai molto tempo fa) mi scuso con Voi.
Dunque, pontile.
E’ stata la mano divina a stortare alcune assi.
Ad eliminarne alcune, anche.
Forze premono sulle cose.
Come fabbro forgia.
Il sapore viene dalle modifiche che il tempo apporta.
Ciò che era mero strumento funzionale diviene magnifica scultura astratta.
Il diroccamento sancisce sublimità.
E non parliamo degli oggetti flaubertiani: questa non era arte in origine, ma il caso ha brigato per renderla tale.
Eppoi, il lirismo della catastrofe.
Neronianamente suonerei cetra al cospetto di Roma in fiamme.
E quella barca semiaffondata l’avrei seminabbissata io stesso.
Perchè in tal guisa diviene opera alta, tra forme, grafismi, riflessi.
Ecco, la fotografia: cercare alterità, con alleata l’alea.
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Claudio Trezzani
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