Il lago è svegliato dalla luce.
Con esitante pudicizia, però.
La prima fotografia a corredo di questo brano lo rivela con evanescente nitore.
Che è un ossimoro (una contraddizione in termini), ma si spiega con il fatto che vi è dolce opposizione tra la fermezza del gradone in acqua e la suffositudine del liquido elemento, ottenuta mercé lunghissima esposizione.
La seconda fotografia, ora.
Esposizione quasi altrettanto prolungata, stesso scenario, ma attraversato da ombre.
Una non priva di consistenza, l’altra – a destra – appena percepibile.
Qual’è la chiave?
Nel mezzo della cattura un’anatra ha sostato.
Per un certo lasso di tempo a sinistra, più brevemente a destra.
Altra contraddizione: l’anatra è la stessa, eppure appare “contemporaneamente” due volte nella stessa inquadratura.
Va verso l’ubiquità, si postulerebbe.
Terza contraddizione: ha maggiore spessore a sinistra, eppure – ancora – è la stessa.
Contraddizione, dal verbo latino contradicere.
Dire contro, opporre.
No, qui abbiamo un ampliamento.
Una smagliante apertura:
da una stessa apparente immotità scaturiscono poliformi sembianti.
Non solo acqua e cemento possono essere cucinati plurimamente traverso diverse scelte esposimetriche:
lo stesso scenario può partorire presenze insistite o fugaci che virtuosamente ingannano per sussistere in unità di tempo sebbene siano reciprocamente alieni da questa condizione.
Addirittura, la differenza è costruita su di un’unica unità con debole o nulla illazione autoreplicativa.
Sosta e sintesi fervidamente collaborano:
durante la cattura succedono cose, e la costrizione di sovrapporle in unico apparente attimo (ogni cosa è racchiusa in una sola immagine) anziché comprimere, espande.
Ecco, la Fotografia: far danzare il tempo con lo spazio in modo impreveduto eppur intravisto.
All rights reserved
Claudio Trezzani
https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534
Lascia un commento