In “Interdisciplinarietà & Interemozionalità” vieppiù affrontavo il tema della reificazione in Fotografia.
Scrivendo:
“E’ l’opposto di una reificazione: non da persona cosa; da cosa persona, e piuttosto”.
Intendevo: vi sono casi in cui soggetto è volto ad oggetto; altri in cui oggetto diviene soggetto.
E il presente articolo ho titolato: “Pedine”.
Lo sono le pecore per come appaiono disposte in una delle due fotografie a corredo di questo brano: nella visione zenitale in quota sono inconsapevoli protagoniste – pressochè un ossimoro – di una composizione grafica nella quale il loro contributo unitario s’addiziona nell’arazzo complessivo, quello d’una massa rotante e centripeta.
Sì, massa rotante e centripeta.
Ogni elemento trova completamento nell’univoco destino di ciascun altro.
Elemento, non più soggetto, benché ognuno – palpitante, individualmente impareggiabile – lo sia in effetti, emozione e carne rivestendo.
Cosa vi è in comune con l’altra fotografia qui allegata?
La tinta, la visione zenitale in quota, la reificazione.
Reificazione?
No, il suo opposto, dicevo.
Da cosa persona, non da persona cosa, dicevo.
Nel summentovato altro mio articolo, continuavo:
“Foglia, soprabito, sudario, Sindone, vegetale, scultura, capanna, tenda, roccia”.
Quella era originariamente foglia.
Qui, è particolare gommoso in terreno a margine di depuratore.
E sì, estrapolando da quella teoria di definizioni, qui è sudario, Sindone.
Anche qui, viene d’aggiungere.
I due teli a margine, con noncuranza gettati – noncuranza d’esito artistico, non di funzione d’uso – sono anche qui sudario, Sindone.
Ma un sudario Sindone che spoglia, anziché ricoprire.
Spoglia perché efficacemente – virtuosamente – depriva d’accezione utilitaristica – per formalmente – icasticamente – asciugare in un Altro Possibile.
Altro Possibile che è la forma sinuosa che contrappunta forme lineari.
Sinuose e lineari che contribuiscono ad una giustapposizione complessivamente pesata.
Ecco, la fotografia.
Da persona cosa, da cosa persona.
Ogni sembiante, simbolo.
Ogni evidenza, plasmabile in diversa evidenza.
Con ciò meno evidenza, nella misura in cui il cambiamento indebolisce identità.
O la rafforza, rivelandola proteiforme.
Ecco, ancora, la fotografia: disvelare proteiformità, con riverente orgoglio.
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Claudio Trezzani
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