Ordine, rappresentazione, esecuzione

Ora blu, irregolarità.

Un contenitore è ancora illuminato, ma parzialmente sfasciato.

Notte, contrapposizione.

Contrapposizione tra la severa geometria delle colonne e la disordinata intrusione dei graffiti.

Giorno, edificio industriale.

Disegni regolari, colti in taglio di simmetria.

In due parole, ordine & disordine.

Ma dove sta l’ordine e/o la sua negazione?

Meglio indirizzando il quesito:

Dove avviene l’ordine e la sua negazione?

Sì, avviene.

Ho titolato Ordine, rappresentazione, esecuzione.

La rappresentazione è operazione statica: si vede una cosa, la si riporta senza intervento.

L’esecuzione è l’intervento quando avviene.

E’ la composizione il luogo dell’esecuzione.

Nella seconda fotografia descritta ordine e disordine sono rappresentati perché impersonalmente illustrati in prospettiva frontale.

Nella terza l’ordine preesiste – mercè linearità degli oggetti – ma viene intensificato dalla creazione di simmetria.

Creazione, simmetria?

Sì, tramite l’inquadratura.

Si è optato per una ratio tra i lati di 16:9 e si è determinato specularità facendo coincidere la metà verticale dell’immagine con pomello e serratura del vano sportellato.

E’ il passaggio dall’osservazione – che porta a constatare, nell’esistente, la qualità di ordine e disordine eventualmente presenti e/o coesistenti – all’azione che traverso il taglio ridefinisce.

Traverso il taglio ridefinisce?

Quando il fotografo è presso il sito della ritrazione, se la sua attenzione è volta a ricercare ciò che di omogeneo o dicotomico trova quanto ad ordine e disordine, la sua percezione antecedente allo scatto è quella che l’angolo di campo del visus, la rotazione dell’occhio ed il movimento motorio gli consente.

Nella terza immagine vi è stata la scelta sovrimposta di fotografare, ed il perfezionamento dell’intenzione in ambito postproduzionale.

Sì è così aggiunto ordine ad ordine, in base a ciò che poc’anzi spiegavo nell’analisi della fotografia.

Trovare ordine e mettere ordine, ed insomma.

Certo, occorre partire da un determinato primigenio tasso di pulizia.

Determinato primigenio tasso di pulizia?

Una situazione – ai fini fotografici – può essere sporca quando contiene elementi dissonanti alla direzione espressiva che si vuole intraprendere.

Dissonanti…direzione espressiva?

Si trovano cose che parlano la stessa lingua, e va bene.

Si trovano altresì cose – in una stessa inquadratura – che evocano pensieri diversi, e non va più bene.

Si noti: cose antitetiche fanno parte dello stesso eloquio:

Ordine, va bene.

Disordine, va bene.

Ordine + disordine, va bene.

Ordine + cose incongruenti, non va bene.

Disordine + cose incongruenti, non va bene.

In un treno in corsa, va bene che un passeggero percorra il vagone in senso opposto a quello di marcia.

O scarti di lato, o rimanga seduto, va ugualmente bene.

Se il treno in corsa è ritratto nel momento in cui un palo a lato dei binari ne cela porzione, non va bene (al netto di scelte inerenti, ma trattare qui questo aspetto ci condurrebbe lontano).

Ergo, l’intervento è proficuo se s’inserisce nel solco di una chiave interpretativa univoca.

Si interviene su quello che c’è se vi è margine per rispettare l’esistente ed allo stesso tempo rimarcare un significato, con l’ausilio dell’inquadratura.

Certo, il confine tra rappresentazione ed esecuzione è sfumato.

Non si può abdicare alla rappresentazione, e per converso non ci si può sottrarre all’esecuzione, intensa come gesto forzatamente mediatorio, eddunque intrinsecamente non neutrale.

Intrinsecamente non neutrale e necessariamente aperto alla polimorfia del significante: una stessa cosa dice più cose, e chi scatta può veicolare verso più cose ma non oscurare le altre.

Ecco, la fotografia: una continua ondulazione.

Una incessante oscillazione tra ciò che si trova, ciò che si fa, ciò che altri vedono.

Un poderoso vento, ed insomma.

Di cui è dolce lasciarsi intridere.

 

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Claudio Trezzani

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