Secondo il gesuita Marko Ivan Rupnik fu un manipolo di cardinali a chiedere che Michelangelo modificasse l’incontro delle mani tra il Creatore ed Adamo, in Sistina, distanziandole e tratteggiando una esitazione nella falange dell’uomo, onde simboleggiare la possibilità di sottrarsi alla protensione, eccioè evocare il libero arbitrio.
Dunque, mani, contano.
Mani, arti, corporali parti.
L’ispirata esplorazione – nelle quattro fotografie a corredo di questo brano – si deve a Dimitri Roubichou, Ilya Zubov, Leonid Markachev, Robert Ponomarev.
Ritratti.
Cosa debbano includere, cosa escludere.
Nel decidere, il quesito: cosa partecipa all’intenzione, in un corpo?
E ciò che partecipa, cosa e quanto esprime?
Tutto discende dalla volontà, sebbene essa possa colorarsi di semiconscietà.
Semiconscietà per quanto un movimento può essere semiriflesso, attuarsi tra involontarietà e decisione, esplicarsi a ragione di un moto condizionato o in virtù di una consapevole risoluzione.
Dimitri sublima la parte.
La sublima poiché l’astrattizza.
Gambe sì, ma metafisiche.
Una mirabile composizione grafica, ove profondità, nettezza, suffositudine felicemente convivono.
Ilya trasuda eleganza.
Nel tratto, nel tono, nelle cromie.
Mano sì, ed in un dialogo con il viso non immemore di luce e geometria.
Magistrale prova, quanto a gusto.
Leonid sceglie gambe.
Rimarchevole sapienza nel giostrare con forme, pesi, valori.
Ancora carne, ma con una pregnanza semantica che conduce nell’altrove del gesto, ove segno perde terrena
univocità per librarsi verso un assoluto possibile.
Misura, conoscenza, capacità in elevato esito.
Robert ruota.
Sì, ruota.
Mano, capo, capelli, spalla, veste.
Non solo da ora riconosco in Robert un Maestro.
La ciocca sull’occhio, la consistenza e postura delle ciglia ci parlano di un onirismo ad un tempo rattenuto ed espanso.
La vorticosa circolarità sa anche placarsi.
Lo può perchè il sogno è suadente stasi, oltre che proiettivo anelito.
Ecco, la Fotografia.
Veicolare.
Prendere cose, scagliarle.
Legarle a sensi, a palpitazioni.
Cercare evidenze, rivelare pudicizie.
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Claudio Trezzani
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