Non ecumenica pluralità

In questa rubrica mi ero già occupato della proteiformità percettiva di chi guarda una fotografia, a seconda di ciascuna identità culturale, psicologica, fisiologica ed emotiva.

In quel caso si trattava della visione zenitale, effettuata in quota da un drone, della cavità di una ciminiera.

Essendo la vista impreveduta ed inconsueta, nell’equazione giocava un ruolo l’elemento astrattivo, sia nella sua valenza di veicolo dell’immaginazione, sia per l’annessione nel novero del franteindibile.

Ma vi sono casi in cui la non fallace – per evidente condivisione degli strumenti d’intellegibilità – individuazione della letteralità di una immagine non per questo esaurisce la molteplicità della lettura.

Parimenti, ciascuna interpretazione è sì frutto di un codice personale in possesso di ognuno dei rimiratori, ma essi ordinariamente ne dispongono di plurimi, così generando una decodifica a più strati, che si fondono in una sintesi complessiva di ricezione.

Questo ci porta alla pregevole fattura della fotografia allegata a questo brano, realizzata da Alex Darash.

La costruzione è astorica nella storicità: pur essendo percepibile un generico rimando ad un abbigliamento di un’epoca passata, non vi è rigore nella citazione indumentale, e anche il trucco facciale rivela una incongruenza con l’atmosfera retrospettiva che è altrimenti evocata.

Ma la cifra stilistica che promana da questa composizione da studio non risiede in una istanza filologica, del cui sapore è priva.

In addizione, la natura umana del soggetto amplia il ventaglio delle reazioni introitive.

Ciò fornisce l’occasione per differenziare – usando schematica convenzione, eppur suscettibile di variegata escursione qualitativa – categorie di valutazione.

Incentrando l’analisi sul fattore fisiologico e su quelli emotivo, consideriamo la figura tipica di un maschio eterosessuale.

Egli guardando la fotografia noterà sorgere in sé una pulsione erotica.

La femminea avvenenza generale del soggetto, l’accattivanza dei lineamenti, la turgida vivezza delle labbra genererà uno stato di eccitazione.

Contestualmente, il generoso seno calamiterà la sua attenzione, e se questa fase aveva determinato una postura erettile geometricamente assimilabile al parallelismo con l’orizzonte, la subtessile trapelazione del capezzolo propizierà il guadagno di ulteriori 45° in direzione ascensionale.

L’articolato fenomeno non troverà corrispondenza in uno spettatore di sesso femminile, e ciò pone un discrimine che però non è uno spartiacque.

Con ciò intendendo: la presenza od assenza del summentovato carattere riveste il crisma della peculiarità ma non quello dell’omniconprensività.

Ovvero: eccettuati patologici casi di obnubilazione, lo spettro percettivo d’ognuno si dilata ben oltre la singola sensazione.

La quale tinge un’unico colore, mentre nella mente di ciascuno vi è una tavolozza.

Ecco allora che chi guarda potrà focalizzare il proprio esame sull’indovinata combinazione “ton sur ton”, che in questa fotografia comprende felicemente ogni componente dell’immagine.

Se l’ osservatore è un fotografo d’interni, si periterà minuziosamente d’individuare lo schema illuminatorio.

Parimenti, giudicherà la distribuzione dei pesi inquadratori.

E la nitidezza dell’obiettivo, congetturando sulla sua focale.

Se chi guarda è artigiano, si soffermerà sulla fattura del cesto, o sul disegno del ricamo.

Se truccatrice, sull’esecuzione del lavoro.

Ciò che affascina è la complanarità di tutti questi aspetti: le corde di ciascuno vibreranno con maggior o minor veemenza in relazione ad una moltitudine di approcci, alfine componendosi in una assimilazione globale.

Sì, alfine.

Il nostro cervello conferirà priorità con modalità temporali che non sono state neurologicamente ancora del tutto chiarite: a livello conscio pare a noi che la percezione sia avvertita “prima” (ciò che “ci colpisce di più”) da un elemento e “poi” da un altro).

A tal proposito qualcuno potrebbe argomentare che il primo acchito appartiene alla visceralità, mentre il piano speculativo subentra in un tempo successivo.

Ma dalla convulsa giostra di sinapsi emerge un dato di sapore olistico: vediamo quanto sta fuori con ciò che abbiamo dentro.

Con la Fotografia sublime catalizzatore del processo.

 

All rights reserved

Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!