Ovunque vada – notte o giorno che sia – gli operatori ecologici mi si sono rivelati quali i più affidabili ed affabili elargitori di competenti informazioni.
Nel caso della fotografia a corredo di questo brano, a Portovenere, non sono riuscito a rintracciare successivamente il valente lavoratore, pertanto uso la preventiva precauzione, in ossequio alle norme vigenti, di pixelarne il viso.
Sebbene la componente umana sia protagonista dello scatto, non è questa la ragione per cui esso è sottoposto all’analisi.
Tendenzialmente effettuo ritratti profittando della generosa apertura relativa degli obiettivi, sfocando il più possibile lo sfondo e, talvolta, persino porzioni della figura.
Qui invece abbiamo una immagine in cui ogni parte del soggetto risulta nitida, e lo sfondo perfettamente intellegibile. Per una volta, dunque, ho inteso contestualizzare. Qual’è il prezzo dell’operazione?
Consideriamo i vari aspetti della situazione. Il cielo era nuvoloso, ma si tratta comunque di una fotografia realizzata in pieno giorno. Il diaframma è impostato su di un valore di f8, in ordine all’esigenza di ottemperare alle suesposte esigenze.
Il tempo d’otturazione è al limite del rispetto della regola empirica del reciproco della focale: 1/50 di secondo a fronte di una focale di 48 mm.
Non avendo con me il flash esterno – la pianificata sessione in loco non ne prevedeva l’uso – ho intenzionalmente impostato una lieve sovraesposizione, onde ottenere una sufficiente luminosità del volto. Volete sapere che sensibilità ISO la fotocamera ha impostato? ISO 4000.
Si, avete letto bene: quattromila. In pieno giorno, con la luce naturale che perveniva senza impedimenti. Ergo, ciò è quasi un apologo a beneficio di coloro che si interrogano circa l’opportunità di accedere a forti amplificazioni del segnale.
Gli alti ISO sono utilissimi, irrinunciabili in talune situazioni.
E, fossero puliti, immaginiamo quale messe di opportunità genererebbe la possibilità di utilizzare ISO altissimi: estese profondità di campo abbinate alla facoltà di evitare il micromosso e congelare il movimento.
Allo stato attuale della tecnologia – a meno di innovazioni radicali che si basassero su inediti e differenti concezioni e dispositivi – ciò non è ancora possibile: cone sapete, a deturpazione dell’immagine insorge il così appellato rumore elettronico.
Né tentativi di correzione in camera o in postproduzione sono in grado di sortire effetti miracolosi: sostanzialmente le armi di cui dispongono sono la sfocatura e la desaturazione. Non fosse così, quali scenari si dischiuderebbero!
Un milione di ISO.
Pensateci, alla luce di ciò che abbiamo considerato: risulterebbero oltremodo utili.
Nessun valore è eccessivo, il limite è esclusivamente dato dalla possibilità di renderlo, per pulizia, fruibile.
Lascia un commento