Movente, opportunità, mezzi

Movente, opportunità, mezzi.

Lo sapete, sono le voci di analisi in una indagine criminale.

Ma qui non è stato consumato, un delitto.

Qui, vi è stato un lirico ammiccamento.

Poesia ha chiamato, ed io sono andato.

Cionondimeno, la tripartita definizione è sviscerabile.

Sempre lo è, in Fotografia.

Procediamo dunque, se V’aggrada.

1) Movente.

La curiosità, con motore il desiderio.

L’eccellente fotografa Paola Riva mi ha segnalato il sito relativo alle quattro fotografie a corredo di questo brano.

E ha commentato: alcuni luoghi sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le favole.

Proprio così, e la ritrazione che mi ha indotto a compiere il moto a luogo è proprio la sua, e non sarebbe potuto essere altrimenti, visto anche il canto che ha accompagnato la sua seducente immagine che avevo rimirato.

Ci sono andato subito, la mattina seguente alla rimirazione.

2) Opportunità.

Come spesso accade, la pianificazione ha un sapore militare.

Consultare cartine, satelliti, fonti aperte.

Già, fonti aperte.

Così le chiamano in Polizia, e ciò non fa che evidenziare l’aspetto poliziesco della faccenda.

Una volta lì, orientarsi.

E’ un orientarsi che non si nutre di coordinate geografiche.

Nossignori, esso contempla due aspetti.

Respirare il posto, e concedersi inquadrature che tentino catturare residue vibrazioni.

3) Mezzi.

Ecco, qui il 3) si salda al 2).

Per peritarsi imbrattare tele, ci vogliono i pennelli.

E non trascurare la logistica, e pure l’infortunistica.

E la fisica, e la meccanica dei corpi.

Scarpe robuste, abbigliamento adeguato.

Sapete, qui tornano i militari.

C’è una loro scuola che indica la testa coperta come presupposto irrinunciabile.

Ed io, il cappello, ce l’avevo.

E fare un passo avanti ed uno indietro, senza inciampare o risultare da vegetazione trafitti.

Perché sto nominando il passo avanti ed indietro?

Perchè era cosa da 35 mm f 1,4.

Trentacinque millimetri per il suo gusto prospettico, ma anche per la portabilità.

Effe uno e quattro, per la summentovata Poesia.

Sapete, il mio zaino, era gonfio e ricolmo.

Avevo ogni ben di Dio, al suo interno.

Avevo già cavalcato nell’aria, con il drone.

Ora però dovevo inoltrarmi nella vegetazione.

E avevo solo due mani, non dissimilmente dalla mia usuale artiale dotazione.

Due mani raccolte a coppa.

Nello strato inferiore, il radiocomando del velivolo.

Nell’intermedio, il drone istesso.

Nel superiore, il 35 mm f1,4.

Poi, si è trattato di farsi guidare dalle ispirate parole di Paola Riva: alcuni luoghi sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le favole, diceva.

 

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Claudio Trezzani

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