Degas nel 1877 – ora il monotipo stampato su carta è al Metropolitan – vede e riproduce ciminiere industriali.
Un’opera materica.
Quale eresia da parte mia definirla tale!
Perché non fa certo parte di quella corrente pittorica che utilizza stracci, legni o pezzi di lamiera.
Eppure la matericità promana dal supporto, che fa scendere a patti il tratto con una virtuosa resistenza.
Sì, una virtuosa resistenza.
E anche i patti sono virtuosi, mica lateranensi.
Lo affermo poiché tra rugosità, scaglie, pieghe s’annida il senso di un vissuto.
Quattro fotografie di Karim Bouchareb, ora.
Anche qui la scabrità non è combattuta.
Anzi, è agognata.
Non importa ove nasce.
Se su di una tela pittorica, su di una accidentata distesa di alogenuro d’argento, sullo schermo di un computer.
È imperfezione divenuta potente segno.
È desiderio di scavare, portando alla luce, luce.
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Claudio Trezzani
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