Sagoma.
A partire dal greco σακωμα (“contrappeso”) ne ha fatta di strada, il lemma.
Contrappeso di stadera, presso gli etruschi.
Sino al significato lato e figurato, oggidì diffuso.
Nonchè a quello familiare, scherzoso.
Sì, “essere una sagoma”, ovvero presentare caratteri di eccentrica buffità.
Questo ci salva dal rischio di reificazione.
Perchè sì, un uomo ridotto a sagoma – nel senso geometrico, grafico del termine – parrebbe deprivato di palpitante individualità, di endogeno valore.
Ed invece no, l’essere umano è pregnante, anche se inscritto.
Inscritto?
Non fluttuiamo in un vacuum.
Siamo collocati in uno spazio, e ciò apre infinite possibilità di dialogo.
Perchè lo spazio può essere negativo, contrappuntante, sottolineante, estraniante.
Abolfazl Jabraeili disegna un arazzo.
La tensione lineare è vibrante ed al tempo stesso di riposante armonia, al punto da accennare alla bidimensionalità.
La sagoma umana è piccola, ma – a parte l’arcuato sostegno del lampione – è l’unica figura che presenta formuali sfaccettature, oltre al binato dinamismo tessuto con l’ombra.
Essa è lì per rimarcare la parentela con la vaporosa nube: vibrano d’espansione, in questo denunciando alterità con gli attornianti manufatti.
La sagoma di Manuel Mas Mas, ora.
E’ una siluetta, questa sagoma.
Quale maggior contrasto tra la sua densa neritudine e la lussureggiante vividezza cromatica emanata dai muri?
Tra ombre e colori si dispiega una deflagrante potenza espressiva, in cui il segno si nutre con egualmente grato palato di forma e tonalità.
L’immagine di Grzegorz Woidat, infine.
Sagoma, profilo.
Ma qui lo spazio negativo – l’oscurità – sa sublimamente insinuarsi nella figura.
Scava e si ritrae; illustra e sottende.
Carezzevoli sfumature stemperano e nel contempo ampliano il concetto di pieno e quello di vuoto.
L’uomo e lo spazio.
L’uomo fotografo fotografa l’uomo nello spazio.
La dimensione è sempre osmotica, senza soluzione di continuità tra entità ritraente e materia ritratta.
E senza confini tra pensieri.
Sì, pensieri.
Ecco, la Fotografia: ogni scatto è un percorso che parte da una singola intenzione per poi diramarsi in qualsivoglia dimensione intraprenda la mente di chi guarda.
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Claudio Trezzani
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