Lo spostamento dei pesi

Una fotografia dell’orizzonte marino. Minimalistica ma superiormente strutturata (la complessità del disegno numbiforme). Scattiamo ancora, questa volta interessando anche la porzione inferiore di ciò che abbiamo davanti. Cosa è accaduto? Lo spostamento dei pesi.

La ringhiera che ora appare non rinnega il segno di cielo e mare, ma rivendica una quota di rilevanza. Cromaticamente, la proclama per contrasto. Se però ci concentriamo sulla geometria, la faccenda dei pesi si complica alquanto.

Abbiamo stabilito una quota/parte verticale da assegnare alla piattaforma, e ciò influenza la valutazione che ora l’occhio attribuisce alla porzione superiore del fotogramma, che non è ancora declassato a sfondo ma non costituisce più la tessitura totale.

Abbiamo poi deciso che la parte aggettante della ringhiera si situi esattamente al centro del suo sviluppo orizzontale.

Ora consideriamo la ringhiera nella sua articolata composizione. Qui c’è da “perdere la testa”, come scriveva Cavour a proposito dell’ondivagità francese rispetto alla guerra di Crimea.

Giusto per iniziare: il listello verticale che si estende oltre la teoria dei suoi simili non è posto al centro della parte aggettante, che invece abbiamo posto – nella sua totalità – al centro dell’inquadratura. Tale listello debordante ha due compagni, relativamente alla parte aggettante della ringhiera. A loro volta essi sono collocati in un decentramento non reciprocamente proporzionale, e persino le due porzioni più estese non contano lo stesso numero di listelli “subordinati” (non sporgenti). Un disastro, insomma.

Si dirà: se la sequenza è irregolare, almeno la totalità della porzione aggettante rispetta la geometria laterale prescelta dall’inquadratura. Neanche questo si verifica, purtroppo.

Perché la parte di ringhiera che si protende verso chi guarda non gode della stessa profondità alle due estremità. E quanto a profondità, ne registriamo a destra una ulteriore che non ha riscontro nel lato opposto della composizione.

Se poi esaminiamo i due listelli debordanti (rispetto al raccordo superiore) posti alle due estremità dell’andamento ringhierale, notiamo che al loro esterno e fino ai margini dell’inquadratura essi non contano rispettivamente la stessa porzione residua di listelli subordinati, e che i due listelli debordanti stessi sono l’uno binato mentre l’altro singolo.

Abbiamo così attribuito una priorità formuale alla centralità trasversale della parte aggettante della ringhiera, ma questa scelta reca all’interno del manufatto una miriade di contraddizioni nell’ordito, secondo uno schema che non consente altresì alcuna altra soluzione che diversamente sia in grado di assicurare una armonia di cadenza. Possiamo allora rinvenire un contrappunto dialogico tra le asimmetrie della piattaforma ed il contenuto superiore dell’immagine? In certa misura, si.

La maggior strutturazione in profondità della parte inferiore destra trova un relativo bilanciamento di pesi nella regione superiore sinistra. In essa campeggia infatti l’imbarcazione più grande e luminosa, secondo una linea decrescente di questi due parametri che si affievolisce verso destra.

Assistiamo In tal modo a una distribuzione di forze trasversali incrociate. Ora che abbiamo posto in relazione ringhiera e natanti, potremmo desiderare che la nave centrale coincida con il centro della parte aggettante, che però abbiamo visto soffrire di una scansione irregolare rispetto a listelli debordanti o subordinati. Del resto, se consideriamo la collocazione dei tre natanti nel loro rapporto con l’orizzonte, rileviamo che anche in questo caso i rapporti relativi di posizione non esprimono una proporzionalità geometricamente regolare. Cosa evincere da questa disamina?

Che nell’economia generale di una immagine la collocazione dei pesi si compone non solo della loro “macro distribuzione”: ci si deve anche misurare con il segno interno dei sottoinsiemi. I quali possono confermare o contraddire la melodia cantata dai principali agglomerati.

Nel secondo caso, la dissonanza può essere posta al servizio di una armonia superiore, proprio come può succedere in una partitura musicale.

 

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Claudio Trezzani

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