Una stessa sequenza.
La postproduzionale aggiunta di musica rende il filmato suscettibile di una diversa qualità di attenzione.
Ed il processo inverso?
Chiunque sia nato nel precedente secolo ha ascoltato migliaia di dischi.
Non che non esistessero i video musicali.
Semplicemente, una fruizione dedita al puro evento sonoro trovava mirata offerta.
Che consentiva una concentrazione univoca, epperciò intensa.
Certo, chi assiste a concerti dal vivo prova sensazioni differenti.
In mezzo alle due situazioni si colloca la visione differita dello stesso evento.
Lo sapete, l’America è una nazione giovane.
La religiosità ivi serba sovente accenti non ancora immusoniti.
In luogo di tetre litanie, vibranti espressioni.
Il gospel, il soul.
L’orecchio coglie emozioni vigorosamente trasmesse.
Ma come non apprezzare l’estatica contrazione di un viso, le palpebre che per un momento s’abbassano, la bocca che disegna una forma peculiare?
Come non riconoscere gioia e dolore da facciali posture, corporee movenze?
Ecco il potere delle immagini.
Nel mostrare il tutto disvelano recondità.
Feconda pienezza, questo consentono.
Il sembiante, lontano dalle platoniane caverne, s’innerva di succosa sostanza.
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Claudio Trezzani
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