L’interconnessione

Psichedelico.

L’etimologia greca ci porta a tradurre: “che mostra l’anima”.

Tuttavia, a chi abita il globo terracqueo da almeno mezzo secolo il termine fa balenare alla memoria visiva la velleitaria rappresentazione di atmosfere allucinate indotte dall’assunzione di sostanze psicotrope.

Al di fuori di ciò, nella seconda metà del secolo scorso si assiste al tentativo di fondere diversi ambiti percettivo-espressivi, di trovare un minimo comun denominatore tra linguaggi artistici, di instaurare una collaborazione tra di essi.

Non solo luce proiettata ad intermittenza a creare deformazioni formuali, ed insomma.

Pregni d’entusiasmo per i progressi della tecnologia, si coglie l’occasione di ogni avanzamento per trasfondere il raggiungimento conseguito in situazioni diverse, nonché gettare ponti tra discipline.

Ecco allora che l’effetto visivo non si esaurisce nell’intenzione psichedelica in accezione inestesa, ma risponde al desiderio di una moltiplicazione delle opportunità.

Così una liquida colonna che ondeggia ritmicamente non fa altro che echeggiare l’andamento in Hertz delle frequenze sonore.

Ma ciò avviene anche in natura.

Non letteralmente, ma per acquisizione e sovrapposizione di metafore.

Il breve filmato a corredo di questo brano.

L’acqua si colora di ciò che riflette.

Il moto ondoso deforma e ritma questa trama.

Una musica aggiunta tenta il dialogo con queste entità.

Sapete, Antonino Zichichi, già presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, intervistato dal compianto e recentissimamente scomparso Roberto Gervaso spiegava che ottica, elettricità e magnetismo sono aspetti diversi della stessa cosa.

Che la presenza di protoni, neutroni ed elettroni non differenzia una nuvola da una colonna di cemento armato, o da noi stessi.

Che la natura non è un libro scritto a caso da un pazzo.

Ho titolato “L’interconnessione” questo articolo.

E qualche riga sopra ho definito “liquida” una colonna che in realtà era una sorta di ologramma.

La musica è matematica.

La fotografia, geometria.

Il suono espresso visivamente.

Il fluire di fotogrammi contrappuntato da musica.

Tutto concorre, ogni cosa riflette.

Un riflesso in acqua evoca sino a dolce illusione.

Si fregia di finta autonomia, proclamata con suadente inganno.

Ma dietro l’evidenza, niente lo è.

Le platoniche ombre al limitar di caverna sono giusto un diverso modo di apparire.

Sempre Zichichi, il sopraffino divulgatore affabulante, diceva che dopo il fuoco ed il linguaggio la terza cosa buona che ha combinato l’uomo è la messa a punto della logica, duemila anni fa.

Ma è dolce naufragare nei riflessi in acqua.

Sì, Leopardi.

L’usar di logica non smentisce l’eterno, l’interminato spazio, il sovrumano silenzio.

Sì, il pensiero lambisce la paura quando osa l’immaginazione.

E la ragione abbisogna d’essere cullata.

D’abbandonarsi al cospetto della molteplicità che s’annega in osmotico flusso.

Vertiginoso, e terribile.

 

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Claudio Trezzani

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