Abbiamo già visto in questa rubrica come la tendenza all’astrazione sia connaturata alla fotografia.
Che la leggibilità funzionale sia o no serbata, l’operazione del ritrarre è in ogni caso consustanziale ad una personale visione.
Nel caso di aeree zenitalità industriali l’astrazione abbiamo considerato consistere nell’isolazione di trame ed elementi allo scopo di asciugare il segno e dirigerlo a costruzioni derivate.
La fotografia comunque reca ineludibili i crismi della documentarietà nella misura in cui l’obiettivo ottico non può discostarsi da una riproduzione letterale, intrinsecamente.
Ed il colore?
Sappiamo che, ordinariamente, il suo trattamento prevede due stadi contigui e contiguamente sfumati:
la color correction, con connotazione tecnico/acritica, e il color grading, suscettibile di più marcata interpretazione.
Nelle sei fotografie a corredo di questo brano l’intervento cromatico si dispiega ogni volta variando rapporti, a dispetto del fatto che il manufatto ritratto è sempre lo stesso (tranne che nell’ultima immagine), e medesima è anche la condizione climatico/luminatoria ed unisessionale.
Variando rapporti, dicevo.
Perchè non si tratta solo di giostrare con tonalità.
Nel caso in cui è percepibile dell’attorniante vegetazione, per esempio, si fa partecipare il manufatto della vita vegetale, uniformandolo ai colori di quest’ultima.
O nel caso dell’edificio mostrato nella sua interezza, mentre le automobili presenti sono espresse con rinforzata saturazione, le trame del tetto sono rese giocando su colori estranei e bipartiti.
Ecco, giocando.
Ma senza ludica spensieratezza.
Piuttosto, pervicacemente inseguendo visioni.
Sino all’apoteosi dell’infedeltà, epitomizzata nella summentovata ultima immagine.
E’ il terreno di un cantiere industriale, l’obiettivo montato sul drone non ha certo modificato il tratto.
Eppure l’immagine è doppiamente infedele: alla riconoscibilità, compromessa dalla prospettiva inedita e dal taglio mirato; alle cromie, manipolate postproduzionalmente.
La summenzionata apoteosi dell’infedeltà serve però un padrone di più cogente determinazione: l’aderenza all’intento.
Siamo così approdati all’ Infedele Fedeltà, l’ossimoro che ho scelto a titolo di questo articolo.
Ecco, la fotografia: inseguire idee traendo dal reale.
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Claudio Trezzani
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