Tutto è curvo, tranne ciò che si muove.
Oppure: che sia stasi o movimento, solo perpendicolarità.
E’ di tutta evidenza che le due situazioni descritte sono assai differenti.
Lo sono sia per tipologia che per nettezza.
E’ la nettezza soprattutto a colpire.
Perchè sappiamo che la realtà è in larga misura “mista”, ovvero variegata.
Di rado registriamo frangenti in cui caratteristiche precise si propongano con draconiana perentorietà, con manicheo furore.
Ciò è fonte di gioia, quando consente di giostrar in tavolozza; di disperazione, quando deturpa una composizione.
Così, quando c’imbattiamo in circostanze fortemente imbevute di un principio interno di necessità, ci stupiamo della sua presenza.
Perchè tale principio i di necessità spicca per la sua casualità, il che pare contraddire l’assunto.
Ovvero: troviamo un linguaggio parlato con esattezza, anche se linguaggio non era.
Non era, perchè le relazioni sono state poste a posteriori, nel mero individuare.
Già, nel mero individuare.
Eppure abbiamo trovato cose potenti, già nel modo in cui possono essere enunciate.
Torniamo alla prima asserzione, nell’incipit di questo brano: “Tutto è curvo, tranne ciò che si muove”.
Ecco il primo filmato s’attaglia a ciò.
La seconda asserzione, ora: “Che sia stasi o movimento, solo perpendicolarità”.
Ancora più sorprendente.
Nettezza, ricordate?
Qui presente in tasso tale da suscitare stupore, per come le istanze proclamate paiono obbedire ad una coesione complessiva che invece non esiste, ove se ne ricerchi intenzionalità.
Ecco, la fotografia: attribuire cose alle cose.
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Claudio Trezzani
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