L’indispensabilità delle nuvole

Drone coglie pesce nuotare in un ottagono irregolare.
Irregolare, ma coeso abbastanza da considerare congruente ruotarci attorno.
Oppure farlo ruotare, che in prospettiva zenitale è illusione ad agevole portata di stick, con il radiocomando.
Il cielo è coperto, nessuna indesiderata ombra turberà la pulizia formale della scena.
Ma la più gratificante circumnavigazione è quella frontale.
Siamo approdati all’indispensabilità delle nuvole, come da titolo del corrente brano.
E’ essenzialmente una questione di luce.
Sapete, essa in questi frangenti non può evitare di essere un poco ostile.
A differenza della visione zenitale, in quella frontale anche il cielo più uniformemente nuvoloso reca disomogeneità illuminatorie.
Se con il solleone si passa semplicemente e brutalmente  – coprendo i 360 gradi tutt’attorno – da una violenta luce ad una indecifrabile siluetta, anche quando il cielo tende all’effetto di un immenso softbox differenze sono dolorosamente riscontrabili.
In tale situazione, infatti, esiste comunque – durante la rotazione attorno al soggetto – una porzione angolare in cui la luce è più intensa, intuibilmente  nella sezione ove nembi sono anteposti al celato disco solare.
Così, non è desiderabile mostrare l’intera sequenza tutt’intorno.
La parte più efficace inizierà poco prima che il sole nascosto si trovi dinnanzi al soggetto, per terminare poco dopo che la pienezza della condizione si è verificata.
In sintesi: proprio perchè i droni consentono seducenti possibilità di movimento, il loro posizionamento pone una serie di problemi inerenti la gestione della luce.
Affrontarli minimizzando discrepanze è ciò che ci si attende da un approccio professionale.
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Claudio Trezzani

 

 

 

 

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