ABS, IPS?
No, AIS.
Si, quella categoria di obiettivi Nikon ancora innestabili sulle reflex digitali del marchio nipponico.
Tra di essi il 18 mm f 3,5 ha ancora molto da dire.
Soprattutto per il favorevole rapporto focale/distorsione.
Difficile reperire un grandangolare spinto con sì contenuto effetto/barilotto “nativamente”, ovvero senza correzione in camera.
Ma questo articolo non è incentrato sulle doti di un singolo obiettivo.
Piuttosto, si occupa d’evidenziare le prassi d’uso che una lente “ampia” inplica.
Direste che le due fotografie a corredo di questo brano sono state realizzate con lo stesso diciotto millimetri?
Ne dubito fortemente.
Eppure è così.
Quella coi marosi che si rifrangono sulla spiaggia si, so che lo direste.
Tanto cielo, tante cose dentro.
L’altra, no.
Sembra scattata da un “normale”, direste.
Come è potuto succedere che le due immagini sono state realizzate con li stesso angolo di campo?
Camminando.
Si, camminando.
E facendolo con la consapevolezza che un grandangolo non è concepito per orride vacuità da primo piano, tali da suscitare un attacco di agorafobia.
No, è proficuo andare alla ricerca di un soggetto che campeggi.
Che conferisca senso di prospettiva accostando piani.
Nel caso degli irati marosi abbiamo la progressione spiaggia/roccia/nave/orizzonte/nembi.
Nel caso del masso in primo piano e di quello in secondo, invece, si è profittato della possibilità di avvicinarsi al soggetto e tuttavia serbare leggibilità dell’intera scena.
Muoversi, insomma, definisce.
Anche a parità di focale è dato giostrare con i rapporti tra gli elementi dell’inquadratura.
Ricerca tramite deambulazione.
E meditazione.
La fotografia può essere un viaggio che dura pochi metri.
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Claudio Trezzani
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