Portabilità.
La mappa di questo concetto oggidì in fotografia è ridisegnata.
Perché ci sono le mirrorless e…
Basta così, meglio non scendere negli abissi.
Epperò vi sono delle circostanze in cui si deambula per fare altro, e non si reca seco alcuna attrezzatura di riproduzione.
Ecco il dilemma, allora.
Ritorno da spesa alimentare, con relativo carico commestibile.
La scena toglie il fiato, vano resistere all’estetica conturbazione, stendhalianamente intesa.
Un furgone nella piazza deserta, solenne nave fende oscurità.
Alacre vita, dentro.
Rabbioso fremo, conscio di non poter immortalare.
Poi, un vago eco.
Perché rammento avere in tasca smartphone, che certo non annovero tra utensili degni di propalare il visibile.
Ma l’attrazione è tale che m’è d’uopo patteggiare tra necessità ed urgenza espressiva.
Obtorto collo, il montanelliano naso turato, questo genere di cose.
Ed allora, estraggo.
Intenzionale sottoesposizione di due stop, gomiti contro il torace.
Il dispositivo imposta un tempo d’otturazione sovrabbondante rispetto alla regola empirica del reciproco della focale (1/50 a petto di una focale equivalente sul formato Leica di 27 mm).
Stante la generosa apertura relativa, la macchina nei vari scatti oscilla tra 100 ISO e i nominali 80.
Così, è scongiurato sia il mosso proprio che il deterioramento da amplificazione del segnale.
Il risultato?
Nonostante le condizioni rese favorevoli, e la corrispondenza tra intenzione ed azione, siamo di fronte ad una
Immonda Porcheria.
Sì, Immonda.
Dal latino mundus preceduto dalla negazione in, cosa indegna, che contamina l’esistente.
Al computer doppio estenuato passaggio in Capture One e Photoshop con sofisticate procedure (e badate: nonostante la risoluzione di ben 48 MP il file jpg che il telefonino sforna è di soli 6 MB, attuando un autolesionistico massacro): niente da fare, non si può cavar sangue dalle rape.
Una fotografia che non potrò vendere, costituirebbe un tecnico sfregio.
Perché allora ho agito?
Per serbare pallida rimembranza d’emozione.
Inconcepibile sarebbe stato non adoprarsi per tesaurizzare.
Tesaurizzare con esito deforme, epperò.
Successe un tempo che un uomo per sopravvivere in un frangente estremo si risolse amputarsi una mano con un’accetta.
Ecco il severo monito, ed allora: aborrite Oggetti Immondi.
Solo se ne và del ricordo trasmesso, osate accostarvi all’Impurità.
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Claudio Trezzani
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