Scuola media inferiore.
Il professore di disegno passa tra i banchi per occhieggiare gli elaborati.
Siccome il mio era di sapore astratto, lo rivolta tra le mani saggiando i possibili orientamenti.
Manovra lecita?
Sì, proprio perché i diversi orientamenti sono “possibili”.
L’eccellente fotografia di Sarah Caldwell, ora.
Qui le cose si complicano.
La amo così com’è.
Un tripudio di cartesianità condita d’apollineo.
Una mirabile armonia.
Sto per fare una cosa tremenda, epperò.
Se disattivate la rotazione automatica dell’immagine, la potete fare anche Voi.
O se mettete lo schermo in modalità portrait, o se Vi distendete sul tavolo.
Ho tergiversato buffoneggiando perché la cosa è davvero tremenda, qui: mettere l’edificio in basso.
No, qui non si può.
Occorre togliere l’ autoriale watermark, se lo si fa.
Solo se l’autrice autorizza, si può.
Perché infondere l’anima in una immagine è consegnare alla percezione altrui il segno di una scelta.
Giustapporre il proprio viaggio al viaggio di chi guarda.
Se chi vede muta, il cammino non è più di chi per primo l’ha intrapreso.
L’autrice potrebbe entusiasmarsi a petto della mostrata proteiformità.
Ma sta a lei sfiorare il diapason.
È il suo “la” la scaturigine del tutto.
Ecco, la Fotografia: Inviolato concepimento, vertigine in propalazione.
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Claudio Trezzani
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