Le Catene D’Oro

Stavo attendendo ad una sessione fotografica di altro genere, quando mi sono imbattuto in De Chirico ed Hopper. Ho trovato uno scenario scabro e potente ad un tempo.

Di De Chirico il rigore formale pur nella declinazione onirica; di Hopper l’atmosfera di assorta attonicità. Atmosfera che si nutriva di assenza come di disegno in sè conchiuso.

Gli ingegneri ed architetti avevano concepito e realizzato uno spazio manendo concentrati sulla funzione: eppure il connubio con l’elemento liquido di lineare costanza e omogeneo cromatismo ha sortito l’effetto di una partitura di peculiare compiutezza ed interna autosufficienza. Eliso l’elemento umano – solo e sporadico contrappunto una imbarcazione – l’insieme esprimeva un suo denso sapore, in una gerarchia di linee e colori, cui non era estranea la bipolarità cromatica determinata dalla complementarietà (verde e rosso) di due dialoganti manufatti.

Al cospetto di tale stimolo ho scelto le Catene D’Oro. Intendo significare: come in poesia i vincoli metrici sono stati definiti Catene D’Oro per la loro capacità di esprimere nell’instradare, così ho scelto di interpretare lo scenario che avevo davanti imponendomi un vincolo della stessa natura matematica della metrica: l’invariabilità del formato inquadratorio. Ho così scelto una ratio di 3:2 quanto a rapporto tra i lati e me ne sono attenuto. Irrilevante che questa ratio coincida con quanto osservavo a mirino: in altra occasione potrò anzi sviluppare l’argomentazione che l’emozione della scelta ed individuazione prescinde dal tempo dell’atto, potendosi esplicare anche nel successivo flusso postproduzionale.

Non discostandomi da questa cifra – stilistica come sostanziale – ho lasciato cantare l’esistente di una sua voce endogena, aperta all’esplorazione pur se circoscritta dal vincolo (pregiudicando un mondo di ulteriori relazioni per meglio scavare ciò che ho trovato all’interno della ratio prescelta).

Ecco allora le catene gioiosamente vissute: sovrapporre una matematica alla matematica seminvolontaria del sito funzionale, ove ogni linea, ombra, colore danza di un ballo seminconsapevole.

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