Mi riferisco spesso all’astrazione.
Consente di trasfigurare un oggetto pur senza rinnegarne identità: la traslazione avviene traverso l’inquadratura (ovvero traverso una scelta), non già in guisa di nascondimento o modifica.
Questa operazione può portare all’irriconoscibilità della funzione originale, laddove la parzialità della ritrazione non permette di individuare ogni filo connettivo.
Ma esistono anche situazioni in cui non va perduta la primigenia intelleggibilità, eppure lo sguardo sente che la visione è indotta a correlarsi a parametri differenti.
È questo un caso: si riconoscono gru marittime, eppure l’occhio è portato a festeggiare il tripudio di forme e colori, a vivere l’oggetto come espressione di inconsapevole arte, anziché indugiare sull’utilitario concepimento.
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Claudio Trezzani
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