Secondo lo scienziato nucleare Niels Bohr se due aspetti di un fenomeno sono entrambi necessari per la completa descrizione del fenomeno stesso, anche se logicamente si escludono a vicenda, sono complementari.
Ecco i droni e le fotocamere a brandizione diretta.
Prima fotografia a corredo di questo brano. Il centro abitato di un comune di montagna ripreso a picco da un dirupo che li sovrasta.
È stata realizzata con una reflex issata su stativo: la visione è si dall’alto, ma non è possibile ottenere la zenitalità.
Esito dunque inferiore rispetto a quanto conseguibile con un drone?
Un momento: gli ISO ammontano a 100.
Perché lo sottolineo?
Perché con il drone non si può. Il drone vola.
È si spesso dotato di stabilizzatori meccanici anche a tre assi – molto efficaci – ma non può compensare tempi di otturazione maggiori di 1/30 di secondo (si può azzardare 1/13, persino 1/8, ma diviene un terno al lotto).
Ergo, di notte il rumore elettronico derivante da amplificazione del segnale assume proporzioni indesiderate.
Seconda fotografia allegata a questo articolo: sfavorevole rapporto segnale/disturbo, sì, ma con una inquadratura del tutto inattingibile da un dispositivo a brandizione diretta.
Nel comparto video, invece, i parametri si livellano, non essendo possibile impostare un tempo d’otturazione maggiore del frame/rate.
Ecco dunque evidenziata una spiccata caratterizzazione dei due diversi dispositivi, che si attaglia alla summentovata definizione dello scienziato danese.
Comporla in sintesi rappresenta un potente strumento a disposizione del fotografo desideroso di ampliare la sua gamma espressiva.
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