La variazione di stato

Giorni fa l’eccellente fotografo losangelino Everett Fenton Gidley mi scriveva: “[omissis] I was able to fill my tanks, and should make it to the next planet without refueling”.

Cosa era successo?

Semplicemente, il mio 18 mm si era posto davanti ad una stazione di erogazione carburante, sì da farla parere una astronave.

O del come è un attimo, per chi guarda, volare propri voli.

Poi c’è Tania Mouraud, sua la fotografia a corredo di questo brano.

Occorre scomodare Coleridge e the suspension of disbelief, anche qui ci vuole un attimo.

Qui il volo parte già dall’autrice.

Non esistono cose così, ma si possono far esistere.

Concepire e realizzare.

Con una levigatezza che odora di plausibilità.

Una testa non può avere – matericamente – quelle cose dentro, ma se è di pietra sì.

Ma non scultoreamente: occorre ideare ciò che lo scalpello esiterebbe modellare.

Plausibile levigatezza, epperò.

Un raccordo tra l’interno e l’esterno.

Una compattezza formale che è parallela – non coincidente – con quella concettuale.

Il soggetto può avere macerie nel pensiero, oppure solo gli sbrecciati muri recano stilistica continuità con le fattezze umane abbozzate.

L’Arte è l’arte di aprire.

La Fotografia, quando è Arte, è variazione di stato.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534

 

 

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