Nel bosco, non vedendo, temere.
Civette, gufi.
Grandi occhi bucano neritudini.
Oppure, niente.
Non vedere niente, solo udire rumori.
Od intravedere sagome, ancora più paura.
Con Ιωαννης Καλτσερας non è così, epperfortuna che non lo è.
Viola la notte, Ιωαννης, epperfortuna che la viola.
Perché è un violare senza violenza, è un liricamente squarciare.
La poesia del rivelare, ed insomma.
Ecco, quel tronco a terra non era un preistorico mostro.
E quel fuscello a destra che frusciava, non uno spirito.
E quel soffuso bagliore presso l’angolo superiore destro del fotogramma, non un veleno.
Grazie Ιωαννης per aver trasfigurato senta abdicare a letteralità.
Perché quello che c’era, c’è.
Senza di Te, non l’avremmo saputo.
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Claudio Trezzani
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