Ci si può stupire di un aspetto fisico, come scrisse D’Annunzio.
O di un eloquio, come l’Aretino.
O stupirsi di non stupirsi, come il Nievo.
No, qui il rischio non si corre.
Perché è subito vertigine della mente quando si è resi edotti che la fotografia a corredo di questo brano è l’insieme di giochi per bimbi, in un cortile condominiale.
Niente di più, niente di meno.
Il drone ha effettuato lo scatto zenitalmente, ed io mi sono limitato a scontornare il cerchio presente nell’inquadratura.
Eppure, lo si sarebbe detto un lavoro di Matisse.
Nessuno da terra lo avrebbe definito così, beninteso.
La vertigine intellettuale consiste allora nel rilevare come una prospettiva inedita ed usualmente inattingibile possa sortire una sì differente suggestione senza cambiare alcunché.
Prospettiva inedita, dicevo.
Ma si accinge vieppiù a divenire una prospettiva edita.
Mercé i droni, come sapete.
C’è tutto un mondo “out there”, come dicono gli americani.
La loro accezione dell’espressione, epperò, è estensiva eddunque inpeculiare.
Nel nostro caso, invece, si tratta della preziosa opportunità che i mezzi volanti ci forniscono di operare una novella lettura dell’esistente.
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Claudio Trezzani
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