La spedizione militare

Una potente torcia elettrica con impugnatura similgimbaliana distaccata dal corpo illuminante.

Un treppiede che da arma propria può trasformarsi in impropria onde fronteggiare eventuali attacchi (una delle tre terminazioni inferiori risulta mancante di gommino protettivo).

Una bicicletta, strumento che è stato dimostrato essere ambivalente durante tumulti di piazza.

Una mirrorless in posa Bulb, uno smartphone quale comando remoto.

Cinque di mattina, coprifuoco rispettato.

Si va verso il buio, ma proprio pesto.

Il fascio della torcia rischiara l’area antistante i piedi, diversamente del tutto oscura.

Un guizzo nella neritudine, l’allarme di una nutria.

L’udito mi guida verso un acqueo tronituare, sono ad uno sbarramento fluviale.

Focheggiatura manuale, preziosa la scala in metri che ho sovrimposto allo schermo, senza non potrei impostare il parametro.

Indi otto minuti esatti di esposizione.

Seguiti da un pari lasso di tempo dedicato alla sottrazione del fotogramma nero?

Nossignori: la mia mirrorless è Regina del Festival degli Hot Pixels.

Che non è una rassegna di pornattrici:
piuttosto la non efficacia dell’applicazione del dark frame la dice lunga sui problemi di dissipazione del calore in più d’una senzaspecchio.

Soluzioni postproduzionali, ed allora, per debellare il flagello dei punti termici casuali.

Adottando procedimenti noti, ma senza esimersi da una ragionata mascheratura.

Ancora una volta abbiamo portato la notte a giorno.

Ecco, la fotografia:

uno strumento per indagare riottosi misteri.

 

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Claudio Trezzani

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