In “Il perdurare muta” consideravo come una lunga esposizione consenta di fare affiorare dalla notte opportunità latenti.
Ora ci occupiamo di una eventualità speculare: quella di evidenziar celando.
Proprio così: se dall’oscurità è possibile estrarre particolari insospettati, essa per converso consente anche di isolare distinte entità, che attorniate da spessa nerirudine si staglieranno per contrasto.
Prima fotografia a corredo di questo brano.
Un frigorifero all’interno di un bar chiuso e non illuminato.
Esso è l’unica fonte di luce nella scena, il che gli consente, libero, di fluttuare nello spazio amorfo. Ma è una fluttuazione radicante, ossimoricamente: proprio perché la sua collocazione, scevra da riferimenti, risulta indefinita, il manufatto troneggia con indisturbata quiete.
Seconda fotografia.
Ecco l'”evidenziar celando” cui accennavo: la notte trafuga, la notte elargisce.
Sottratta alla volgarità della piena luce, il particolare funzional/stilistico dell’automobile trovata parcheggiata in strada assume un ruolo totalizzante nel segno.
Ecco: la fotocamera ci dona facoltà d’indagine.
Rimestando nel reale, sapori in pentola subbollono.
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Claudio Trezzani
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