Come si vede dalla foto Marco stava visionando la scena con la sua Sony A7, equipaggiata con l’Elmarit M21 f2,8, se non ricordo male.
Aveva impostato un tempo d’otturazione sovrabbondante rispetto alla regola del reciproco della focale, non tanto in riferimento alla regola stessa, da cui sarebbe stato dispensato a cagione dello stabilizzatore a sensore attivato, quanto piuttosto per per poter ovviare agli eventuali movimenti dei soggetti, entro i limiti di movimenti non repentini.
Interessante notare come Marco abbia optato per la manualità di selezione di otturatore e diaframma in abbinamento all’automatismo degli ISO. Quando ero ancora in buoni rapporti con Emanuele Costanzo, direttore ed editore di Fotocult, lo avevo progressivamente convinto della validità di questa scelta, sinché ne accennò come cosa buona e giusta in una recensione.
Verrebbe da dire che estrae il meglio dei Due Mondi: poter mantenere esattamente il diaframma ed esattamente il tempo di otturazione desiderati, risultando al contempo affrancati dall’esigenza di ottenere e mantenere una esposizione corretta. Naturalmente però tale accorgimento va applicato cum grano salis, come in questo caso: considerato che l’ultima decisione è la macchina a prenderla, occorre farvi ricorso in una condizione in cui si sia previsualizzato la validità della misurazione esposimetrica operata dalla macchina.
Da notare che tra i metadati a schermo la Sony non informa del valore ISO correntemente prescelto, a differenza di altri modelli.
Claudio Trezzani
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