Benedetto sia Adas.
Che – come sapete – non è una divinità mitologica, bensì l’acronimo di Advance Driver Assistance Systems, l’insieme di aiuti alla guida automobilistica che tante vite umane sta salvando (un numero incalcolabile, in prospettiva).
È stato difficile arrivarci, ma questi dispositivi si fanno di giorno in giorno più affidabili e multicomprensivi.
Perché è stato difficile arrivarci?
Perché la fuori succedono troppe cose simultaneamente, soprattutto in ambito urbano.
Difficile considerarle tutte, e valutarle nella loro complessità.
Il processore deve essere muscoloso ed intelligente, per riuscirci.
È la stessa dinamica che è chiamato ad estrinsecare in ambito fotografico e videografico, quando gli si chiede di riconoscere volti, occhi od animali.
Spostiamoci ora, se v’aggrada, nel convulso centro di Istanbul.
Ad un incrocio, una donna in nero attraversa la strada.
È la moglie dell’uomo di Cartier-Bresson, quello che salta la pozzanghera.
Perché lo affermo?
Ancora un fotogramma, ed ogni cosa sarà più chiara.
Sono tratti da una fortunata serie di filmati che consentono di addentrarsi estensivamente nelle metropoli del mondo traverso videocamere posizionate su mezzi semoventi.
Cosa abbiamo, in questa ulteriore immagine?
L’attenzione si volge ad una costruzione rossa, al centro sopra una altura.
La si suppone civile, ma la torre reca stilemi comuni a quella dei minareti, e a tal proposito ci si chiede se…
Stavo pensando questo e… zac, la telecamera avanza e la costruzione è sparita.
Non ho potuto completare il ragionamento, tocca ora occuparsi di qualcos’altro s’offrirà all’occhio.
Il pensiero può però tornare alla donna in nero, la sospettata moglie dell’uomo di Cartier-Bresson.
E sì, idealmente sono proprio congiunti.
Perché sono vessilliferi di una folgorazione che ha squarciato la visione come uno sbrego di Fontana (Lucio, non il “nostro” Franco).
Giacevano cose, qualcuna fermentava.
D’improvviso un lampo balena nell’inquadratura, la donna in nero percorre lo spazio trascinando la sua storia altrove.
Ecco perché gli Adas sono chiamati ad uno sforzo titanico: tra tanti microcosmi che si agitano, debbono individuare quelli rilevanti.
Lo scenario è palcoscenico di cose indifferenziate, ed incorrelate.
Succedono per conto loro, mossi da cieco fato.
A chi sta dietro al mirino il compito di scorgere uno dei nessi possibili.
È così, è subito luce.
E la Fotografia estrae senso dal caos.
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Claudio Trezzani
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