Il punto è sempre quello: la fotografia è una cosa seria.
Richiede competenza, pianificazione, tempo. Così anche una singola foto – magari con una fotocamera di grande formato caricata a pellicola – può valere un intero viaggio.
D’altro canto il Reale è Poliedrico, e anche la Fotografia lo è. Mostra tante facce il primo, ha tanti volti la seconda. Per questo motivo anche una sola sessione, modulata nella cangiante luce e in plurimi siti, può offrire una straordinaria ricchezza nell’eterogeneità, e il fotografo ha a disposizione un’ampia tavolozza di strumenti ed intenti cui attingere. Tendere all’eclettismo, insomma, non fa torto alla mirabile e sfaccettata complessità dell’esistente.
Così, pur senza affrettarsi, sono occorse non più di tre ore per tuffarsi in sei diversi mondi. Le sei foto a corredo di questo brano illustrano tale seducente possibilità di variazione.
Si passa dal campanile notturno (ma avrei potuto anche inserire una statua illuminata, ripresa con reflex su stativo e con drone) all’acqua di un torrente resa setosa da un filtro a densità neutra; dal motivo grafico e minimalista su di una lastra nevosa alla compressione dei piani indotta da un teleobiettivo che con voluta incongruenza accosta una baita ad una cima non appartenente allo stesso versante, come in un non pittorico trompe l’oil; da una sfolgorante vetta alla potente corrugazione di una catena.
Insomma, il mondo è meravigliosamente proteiforme, fonte d’inesausta maraviglia: quale iattura doversene distaccare un infausto dì!
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Claudio Trezzani
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