Un raccolto tempio, fedeli, una dolce intrusione.
Sì, il sole soavemente irrompe in una scena di quieta consuetudine.
Gianluca Ciotola ne scorge poesia, e la cattura.
Abbiamo storie composte in unità, qui.
Il gruppo di persone in piedi, quelle sedute, la signora di tricologica nevità.
Lei è un picture in picture (in italiano purtroppo non esiste espressione corrispondente) rispetto alla composizione totale.
Ma non lo è per mera tecnica utilità.
No, è una potente palpitazione intensamente bastevole a sé stessa, linguisticamente.
Ma la poesia promana anche dalle cose, qui.
Come la luce accarezza le canne d’organo.
Come graficamente scandisce le panche.
Come eroticamente erompe sulla ferrea guarnitura in primo piano.
E come ieraticamente discende dalla finestra in fasci, dando il là alla stratificazione planare.
È una sintesi stravinskiana, questa qui.
Come nella musica del russo naturalizzato francese eppoi americano – quasi a sottolineare la natura composita dell’essere – eterogenei elementi confluiscono in una armonica orchestrazione.
La poesia dell’umano danza con la poesia delle cose.
E la chiesa, vivaddio, restituita con indistorte proporzioni.
Ecco, la Fotografia.
Sentire il particolare, immetterlo nell’arazzo generale.
E udire ogni singola vibrazione, nel consonante coro.
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Claudio Trezzani
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