Quali i motivi che inducono a non riconoscere la letteralità di determinati oggetti in uno scenario, ovvero la loro destinazione funzionale?
L’ignoranza specifica, dovuta ad una lacuna culturale di natura tecnica, scientifica od artistica.
La collocazione, non intesa a riguardo dell’oggetto medesimo, ma in riferimento a come il dispositivo di ritrazione si pone rispetto ad esso.
La tipologia, l’orientamento e l’intensità delle luci presenti.
Nel caso delle due fotografie a corredo di questo brano – realizzate zenitalmente dal mio drone – le meduse cambiano notevolmente aspetto a seconda che siano ritratte di notte o di giorno.
Meduse?
No, non è vero, non lo sono.
Nè sono conscio della loro reale funzione, potendo solo azzardare ipotesi ittiche, in ambito coltivazionale.
Ciò, purtuttavia, ci conduce ad una ulteriore area.
E quella della “suspension of disbelief” di coleridgiana memoria.
Si applichi alla letteratura od alle arti figurative, non fa differenza.
Nè la sancisce il fatto di appartenere – quanto a facoltà valutative – alle summentovate tre categorie, piuttosto che a quella della piena intellegibilità.
No, ora conta solo quello che vogliamo.
Ora “vogliamo” che siano meduse, e questo basta.
Ecco, in fotografia: apparsa una visione, scegliere una rappresentazione mentale.
Ove scegliere, si badi, è in subordine al sentire: si sceglie perchè si sente, non viceversa.
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Claudio Trezzani
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