Nell’articolo precedente in questa rubrica (“Il Tempo & Il Mare) ad un certo punto affermavo: “un dolce inganno che reca frutti per la mente”.
Mi riferivo al fatto che una luce di faro riprodotta in fotografia non può rivelare la sua condizione di intermittenza.
Dunque, un limite si trasforma in opportunità.
Lo fa perché laddove non può disvelare progressione, è in grado di ridisegnare la realtà con pilotata funzione e finzione.
Consideriamo l’immagine a corredo di questo brano, ora.
Una nave mercantile attraversa il fotogramma, di notte.
L’esposizione dura venticinque secondi.
Cosa abbiamo ottenuto?
Che il bastimento è divenuto freccia.
Lo stimolante paradosso sta in questo: mentre a occhio nudo percepivamo un lento lontano incedere, la lunghezza stessa del tempo di esposizione ha sbalzato a vivida evidenza quello spostamento.
Ed ha giovato alla causa dell’Astrazione.
Le luci sono diventate filamenti, la sagoma del cargo sfuma in densi aloni.
Ciò che è non è più quello che è.
La fotografia socchiude il varco verso l’Altrove.
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Claudio Trezzani
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