Da fotografo a fotografo.
Da pittore a fotografo.
Da poeta, prosatore, pensatore a fotografo.
Il fotografo, pittore, poeta, prosatore, pensatore è Karl Evver.
Il fotografo e basta sono io.
Karl mi invitò ad una conferenza che tenne a Brera.
Fu un trionfo.
Cosa m’autorizza affermarlo?
Sapete, carta canta anche quando è baritata o di sali d’argento irrorata.
Non mente, ed insomma.
Ed allora, prima ancora della stampa, il sensore pel tramite della lente catturò studenti persino appollaiati alle finestre.
Sì, appollaiati alle finestre.
Aula stracolma, eddunque.
Karl invitato a Brera come pittore.
E seppi che aveva conquistato la professoressa che lo ospitò anche come pensatore.
Aula sì stracolma, ma ora non lo si vede più.
Perché si spegne la luce.
Una studentessa è illuminata dal solo bagliore del laptop, tramite quello segue l’opera di Karl.
Poi uno schermo troneggia sull’oscurità.
E’ l’opera di Karl a signoreggiare.
La luce viene riaccesa.
Così studentessa può seguitare su carta appuntare.
Ecco, carta.
Carta canta, dicevo.
Scripta manent, vien da sè aggiungere.
E volant, scripta, più dei verba.
Rimangono e volano.
Rimangono, abbiamo già detto.
Volano, se l’opera è di Karl Evver.
Liricamente, volano.
E prima di volare, si posano.
Sugli astanti, si posano.
E’ il momento del bagno di folla.
Che non è folla, è un ideale abbraccio tributato dagli studenti.
Karl delucida, argutamente contrappunta.
Ora è morto, Karl, repentinamente e prematuramente stroncato dall’irrimediabile.
Karl Evver, noto anche con altri artistici pseudonimi che adoperava nei libri che ha scritto: Jakob Shalmanaser e Teostibe.
Karl, Jakob, Teostibe.
Il Conte Karl.
Lo era davvero – di astigiana nobiltà per blasone – anche se non lo diceva.
Non lo diceva, ma inconsapevolmente lo rivelava.
Mi riferisce la Compagna della Vita: lo percepivo anche dai modi, dalla sensibilità, dal tratto.
Sì, anch’io ebbi subito la stessa impressione.
Signore nell’animo, indipendente dal feudo che suoi avi ebbero.
E’ l’opera di Karl a signoreggiare, scrivevo.
Lo farà a lungo.
Perché lui non è più, ma sua vita fulgidamente continua traverso ciò che fece.
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Claudio Trezzani
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