Sì, la doppia analisi.
Del luogo, del filmato.
Dalla prima discende la seconda.
Ecco, discende.
Perché variati possono essere i movimenti del drone.
Ma principiamo dal sito, se V’aggrada.
Il sito esplorato da questo video.
Che sia fittamente articolato, per la navigazione dronuale è una iattura.
Per poter separare particolari, per posizionarsi ove si desidera, e anche per un’altra cosa: non si può orbitare sul singolo manufatto (lo si può fare – nella frontale accezione del termine – solo sulla totalità del complesso).
Orbitare?
Girare attorno in quota.
Sorvolare, poi.
La prima sequenza intende effettuare un sorpasso.
Il sorpasso del castello (limonaia, cascina, si tratta di un saporoso incrocio delle tre definizioni).
Si sarebbe potuto farlo in zenitalità, ma con quel puntamento il rapido avvicendarsi della vegetazione avrebbe procurato all’occhio un certo tasso di fastidio.
In siffatto orientamento ho preferito effettuare ritrazioni fotografiche, sempre con il drone, onde meglio apprezzare la disposizione degli elementi.
Un perfezionamento – ma solo in rapporto ad un dialogo con la circostante campagna, che in questo caso si è rivelata nella seguente sequenza, caratterizzata dall’opposta direzione di percorrimento – sarebbe potuto consistere in una graduale rotazione verso il basso, superato il castello, allo scopo di soffermarsi sul disegno della successiva coltivazione.
Poi dalla porta in su, ed è qui che vieppiù si rivela la circostante campagna, con l’isolata cappella.
Indi ancor più vicino alla facciata.
Poi ancora, discesa sulla torre.
Ed ecco che si torna alla cappella, con un perentorio incedere che profitta della facoltà di tenersi ad una altezza leggermente superiore a quella umanamente attingibile.
Infine, lo stretto approssimarsi al portone, con una ravvicinatezza ai rami che dronualmente si tenderebbe considerare “da brivido”.
Da brivido?
È giunto il momento di menzionare il rapporto tra posizione del conduttore e posizione del drone.
Alcune delle salite comprese nel presente video sono state eseguite con me distante dal boscoso sito, ero in un campo limitrofo.
Come evitare, allora, collisioni con parti sporgenti della vegetazione?
Con una continua, ripetuta, verifica zenitale del luogo.
Ovvero: quando si scende verso il suolo effettuare frequenti commutazioni – io ho configurato un tasto/funzione al riguardo, in modo che l’operazione sia istantanea – con la visione verso il basso.
Avendo saggiato ciò, la successiva elevazione senza spostamenti sarà esente da rischi (ma ponete attenzione al vento e alla saldezza di manovra dello stick, per favore).
Ulteriore accortezza:
badate che il segnale sia ancora sufficientemente forte, poichè potrebbe indebolirsi in ragione dell’interposizione di altri elementi tra il radiocomando e l’oggetto volante.
Niente sostituisce la vicinanza della Vostra posizione, epperò.
E’ così che sono stato in grado di realizzare voli prossimi alla facciata dell’edificio.
Sino all’ultima sequenza , quella che verrebbe da definire “da brivido”.
Ma vera epidermica vellicazione, in realtà, non vi è stata.
Perché se le eliche del drone lambivano i rami, anch’io ero a pochi centimetri da essi.
Con selezionata la modalità di volo più moderata, e all’interno di essa con i parametri più morbidi configurabili.
Ecco, il summenzionato rapporto tra posizione del conduttore e posizione del drone.
Ed approntare accorgimenti, quelli utili all’economia delle riprese e soprattutto alla sicurezza del volo.
Volare, forse sognare.
E’ parafrasare Shakespeare, ma con la dimensione onirica non avulsa dalla consapevolezza dei presupposti in gioco.
Perché se l’incantamento del luogo può indurre a voli pindarici, piuttosto che effettivi, noi dobbiamo rimanere con i piedi per terra.
Metaforicamente, oltre che materialmente.
L’attenzione deve rimanere sempre desta, e si deve nutrire di ogni precauzione dettata dall’esperienza e dalla tecnica specificità.
Solo così il volo del drone si può saldare con il nostro volo interiore.
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Claudio Trezzani
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