Conoscibilità.
Si nutre di due istanze:
- l’accesso.
- l’interpretazione.
Ecco, l’accesso.
Tempo fa avevo fotografato e relazionato su di un affascinante disegno – mirabile parto della casualità – che si trova all’interno di uno scolapiatti.
Esso è il frutto di corrosione e sfregamento, dunque agenti impersonali e non finalizzati.
Il risultato conduce verso astrazione, intesa come delibabilità avulsa dalla meccanica della generazione.
In questa temperie, il drone può divenire strumento di svelamento sia nel senso del summentovato accesso, sia in quello dell’interpretazione.
Ecco, l’interpretazione.
Il drone sorvola un’area industriale.
A lato d’essa, un campo coltivato.
Vi è intenzione – il governo della produttività – che tuttavia è completamente slegata da un esito soggettivamente attingibile.
L’esito soggettivamente attingibile è la rimirazione del grafismo originato dalle ruote del trattore.
Poi il drone si sposta sul tetto di capannoni.
La comparazione – l’individuazione di relazione – tra manufatti porta la conoscibilità a vertere su caratteri funzionali: si capisce dove si è ed il senso operativo di ciò che si vede.
Infine, e però, il drone stringe l’inquadratura su di un particolare del tetto.
Ecco, qui l’interpretazione esplode per privazione di originaria destinazione e costruzione fantastica.
Con una differenza rispetto alla fotografia dello scolapiatti, benché le due immagini presentino la stessa intonazione e lussureggiante formualità: mentre nel caso dello scolapiatti la costruzione appartiene interamente al regno della fantasia (sia per come ce ne possiamo appropriare, sia in quanto univoca scaturigine di dinamiche imprevedute), nel caso del tetto si registra un potente dialogo.
Potente dialogo tra – di nuovo – l’azione casuale della corrosione, e la preesistente cartesiana vettorialità determinata dalle bande nere.
Dunque: una cosa c’era, un’altra si è aggiunta.
La prima è stata voluta, la seconda è semplicemente accaduta.
Il prodotto dell’accostamento è un arazzo che ha per fattori volontà e caso.
Più precisamente: volontà + caso = caso.
E corollaricamente: caso = volontà che nasce da una interpretazione resa possibile dall’accesso, e che può mutevolmente irraggiarsi a seconda del fruitore.
Ecco qui la conchiusa girandola: conoscibilità / accesso/ intepretazione.
La vita, ed insomma.
Con la fotografia a fervorosamente testimoniarla.
Non senza riguardo dei mezzi, che concorrono ai fini.
Senza la mano che apre l’anta dello scolapiatti, nessun luogo a procedere.
Senza il drone che vola, idem.
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Claudio Trezzani
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