La benedizione

Mi disse la conduttrice di un cane: “E’ vanitoso”.

Successe sul lungomare di Nervi.

Stavo fotografando il litorale, e il quadrupede appariva desideroso d’essere incluso nell’inquadratura.

Non scherzava, la conduttrice.

Riteneva che il suo beloved one avesse contezza di ciò che stava accadendo, ergo si capacitasse di ciò che avrebbe seguito, ovvero la generazione di un file digitale.

Lo sappiamo, il suo beloved one reclamava attenzione.

E i piccioni reclamano attenzione?

Hanno questo sentimento e questa aspirazione nei confronti di una statua?

In elevatezze, par di sì.

E’ stato il drone a riferirmelo.

Danzano attorno alla dorata scultura, con passionale frenesia.

Sì, anche questo sappiamo: il realtà erano stati messi in sobbuglio dall’inattesa comparsa del ronzante quadrirotore.

E se invece avessero chiesto ausilio, protezione a chi faceva mostra accoglierli nelle sue bronzee braccia?

Ma c’è dell’altro.

O del far succedere, o del chi fa cosa.

O del cosa fa cosa.

O della consapevolezza che attraversa siffatti eventi.

E come il caso s’erge sopra essi, oppure sottilmente congiura.

Perché tutto ciò è una metafora – anzi una parafrasi – dell’intenzione.

L’abbiamo già controfirmato in carta bollata, e confermato avanti una giuria:
quei piccioni – anch’essi sono stati interrogati, ed il verbale l’hanno firmato con uno sbaffo d’inchiostro da zampa a carta – non credono che la statua sia un essere vivente.

E – sconsolati l’hanno dichiarato, in ciò coincidendo con la nostra deposizione – anche l’avessero ritenuto, non rientra nelle loro facoltà cerebrali individuare il gesto degli arti quale segno di volontaria protensione.

Eppure l’interazione v’è stata.

E ora tocca a noi.

Tocca a noi sancire: la statua ha benedetto i piccioni, e loro hanno  – grati – volteggiato in guisa di comprensione – spaziale oltre che mentale – sia dell’atto sacro che della possibilità di figurare in una trasposta immagine.

Piccioni come il cane “marino”, eddunque.

Quale la conclusione?

Chi scatta o gira spera cose accadano.

Le propizia, anche.

E quando avviene, le veste.

 

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Claudio Trezzani

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