Iniziando da Prévert

“Sono ciò che ignoro / indovino / dimentico / scopro”.

La traduzione è di un componimento di Jacques Prévert.
Reputo Hada Ra e Antonio Gouveia sarebbero “sulla stessa pagina” -come dicono gli americani – del poeta e sceneggiatore francese.
Hada ed Antonio sono gli autori delle due fotografie a corredo di questo brano.
Minimo comun denominatore, una finestra.
Metafisica in un caso, letterale nell’altro.
Avulsa od adesa alla realtà.
Ma quale realtà?
Sì, lo so che state pensando alla fedeltà riproduttiva.
E a quanto l’una esprima ancora i crismi (o la genetica, come direbbe Berengo Gardin) della fotografia, mentre l’altra li dilati o parzialmente rinneghi.
La prima dal fuori al dentro, la seconda viceversa.
L’una ariosa, l’altra incamminata verso tridimensionale smemoratezza.
Ecco, smemoratezza.
Cosa diceva Prèvert?
“(…) dimentico / scopro”.
Spogliarsi per rivestirsi.
Attraversare la speculare soglia di una finestra per approdare all’Altrove che la Fotografia consente.
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