Come avevo sottolineato in un precedente articolo, nella conduzione dei droni la pratica intensa e prolungata apporta una progressiva maggior lucidità, intesa come capacità di tenere sotto controllo più parametri contemporaneamente, e se abbinata ad un intento mentalmente maturato nei dettagli prima della realizzazione episodicamente sortisce l’esito di singole sequenze pronte, prive della necessità di un trattamento postproduzionale.
Naturalmente ciò non smentisce l’assunto fondamentale ed ineludibile della cinematografia circa l’indispensabilità di montaggio e color grading per qualsiasi produzione che si articoli in più clips.
Nel caso qui presentato, purtuttavia, l’unica motivazione del passaggio al computer è stata l’apposizione del watermark, senza alcuna altra modifica e taglio.
Si tratta dunque di una sequenza molto semplice e lineare, in sè conchiusa per i fini che si prefiggeva.
Ma ora, se v’aggrada farlo, concentratevi sulla balconata sotto i tempietti all’inizio del filmato: con orrore potrete constatare che detta balconata non è perfettamente parallela al drone. Il filmato reca dunque un motivo per essere cestinato, e la sua proposizione qui si esaurisce in una finalità maieutica per contrasto.
Tutto ciò per aggiungere un nuovo tassello al cahiers de doleancés che da tempo registro circa i grandi mali connessi all’indisponibilità di focali che non siano grandangolari per droni al di sotto dei diecimila euro tutto compreso: all’impossibilità di evitare pesanti distorsioni – devastanti soprattutto zenitalmente – in un cospicuo numero di situazioni, si aggiunge quest’altra limitazione: la circostanza che il minimo errore di allineamento si paga duramente.
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Claudio Trezzani
https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534
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