Un adagiato Nettuno in attesa che Apollo l’accarezzi.
Sì, il mare all’alba.
A levante della costa adriatica la terraferma è remota, conferendo così l’illusione che il sole sorga dalle acque.
Anche altri attendono il ricorrente evento.
Freschi di discoteca, fosse non impropria la definizione.
Parlerò a lungo con quel manipolo di giovani.
Ma è successo dopo.
Prima, a parlare è la fotografia.
Tre immagini a corredo di questo brano.
Che dimostrano non tutto essere perduto.
Che la suggestione virtuale non ha ancora vinto quella esercitata dal reale.
Vi è una progressione in ciò.
Essa dapprima mostra alieno assorbimento.
Sì, compresi in quel che succede entro i telefonini.
Indi, la seduzione del naturale sornionamente s’insinua.
Prima fotografia, appare disperante.
Ciascuno chino sul proprio palmare dispositivo, chi non ce l’ha guarda l’altrui.
Seconda fotografia, la divina transizione.
Sì, qui avviene il miracolo, come la prima volta con il fuoco.
Con gesto di michelangiolesca potenza dall’umano drappello un braccio brandisce l’oggetto in guisa fotografica.
Sì, non sta più guardando lo schermo per vedere cosa c’è dentro.
Invece, lo volge all’orizzonte.
Dal virtuale al naturale, il momento è di sonante pregnanza.
Un percorso a ritroso che getta luce sul futuro.
Riscopre l’attorno, reintroita vibrazioni obliate.
Terza fotografia, la riappropriazione diviene fisica.
Una femminea sagoma si staglia con separata nettezza.
Gli altri ancora piegati sulle stornanti entità, questa invece sinuosamente fiera.
Contempla il mare, scrollata da sè ogni distrazione impalpabile.
Giusto prima che il disco dorato s’imponga, fan per abbandonare il lido.
Li apostrofo con finta divertita burberità, mica volessero allontanarsi prima dell’arrivo d’Apollo.
Allora si fermano, e discorreremo a lungo.
Ma, sociologicamente, ad operare una sintesi è stata la fotografia, piuttosto che la parola.
Sì, conversando molti aspetti sono emersi.
Tuttavia è l’icastica fissazione dell’immagine ad aver restituito senso agli attimi.
Il momento visivo dipinge la realtà condensando istanze, districando l’intreccio entro il complessivo arazzo.
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Claudio Trezzani
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