In un precedente articolo enumeravo:
- le caverne platoniane.
- la suspension of belief di coleridgiana memoria.
- le tavole di Rorschach.
- l’umana propensione ad antropomorfizzare il visibile.
- la reificazione.
Si trattava di esaminare proposte iconografiche che conducono all’astrazione, scrivevo.
Ma possiamo anche scomodare un ulteriore lemma.
Pareidolia, è il termine.
Dal greco παρα + ειδωλον.
Vicino all’immagine, significa.
Una vicinanza che promana alterità.
Perchè chi guarda sa che la letteralità dell’immagine parla d’altro, e tuttavia vividamente vive una differente suggestione interpretativa.
La fotografia a corredo di questo brano, ora.
E’ peculiare proprietà delle visioni zenitali dronuali: comprimere i piani, e soprattutto farlo in una maniera impreveduta.
Il Dott. Paolo Salotto, fine, levigato linguista e sopraffino viaggiatore, ci vede una ciminiera.
Possibilissimo, nel mio personale archivio vi sono proprio immagini analoghe che suggeriscono questa traslazione.
Ma ora veniamo ai bambini, cioè agli Artisti.
Peregrino l’accostamento?
Per nulla, perchè il Re è nudo.
Come la celeberrima opera di H.C.Andersen ci sbalza all’evidenza, sono gli Artisti a serbare nella sua stuporosa pienezza il primigenio incantamento.
Con lo sguardo non ancora velato, sono sublimi depositari della profondità e della verità, ovvero dell’essenza.
Così la suadente pittrice Ivalda Palazzi ci vede un copricapo, nella fotografia dronuale di una aiuola spartitraffico.
E il rutilante vigoroso pittore Marco Montironi osa di più: per lui il soggetto è un piatto d’insalata su tovaglia bianca.
Qui siamo all’inversione prospettica e al viraggio concettuale:
Se è piatto, l’intorno è il contenente e avvolge da sopra.
Questi i portenti consentiti alla fotografia: negli occhi, cuore e mente di chi sa elevare guardando, il sembiante s’innerva di rinnovata altrui linfa.
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Claudio Trezzani
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