Nel precedente articolo “Dimensioni & Oscillazioni” argomentavo come – in fotografia – uno dei modi per andar oltre la letteralità senza tradire l’istanza documentaria consiste nel ritrarre riflessi in acqua.
Scrivevo: “le forme oniricamente dilatate sono quelle stesse che l’occhio nudo coglie, in assenza di pronunciato modo ondoso.
Allo stesso tempo, esse sono protese verso ulteriore modellazione, non paghe d’ingabbiante stasi”.
Ebbene, quando il contenuto del riflesso presenta determinate caratteristiche, si diviene “impressionisti per causa di fluidità maggiore”, come ho titolato questo brano.
Il che include Claude Monet, ma non solo.
Le tre fotografie qui allegate presentano una progressione che dal grafismo gradatamente trasmigra al rigoglio cromatico.
Si parte dall’affastellata filiformia di barcuali alberi; si transita attraverso una immagine in cui gli alberi istessi si tingono di seriche timbriche vividezze; si approda ad una fotografia ove due tinte complementari cantano un compiaciuto giubilo.
Ecco, la fotografia: cogliere vibrazioni.
Ovunque ed in qualunque forma esse s’appalesino.
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Claudio Trezzani
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