Può 100 essere meno di 10?
In fotografia, sì.
E, badate, con la diminuzione considerata valore in quanto tale.
Alle due sottostanti fotografie il compito d’illustrare il concetto.
Sapete, una progressione intuitiva nel mostrare immagini è iniziare da una visione grandangolare, indi stringere.
In tal guisa, prima si contestualizza, poi si focalizza.
Focalizza?
L’espressione è controversa.
Presuppone una sorta di scrematura: si vede dove si è, e in seconda battuta s’ingrandisce cercando nell’inquadratura ciò che è più rilevante.
Non in questo caso.
Qui è d’uopo invertirla, la progressione.
Abbiamo una focale 85 mm, e una 28 mm.
Il moderato teleobiettivo rende protagonista la roccia più rilevata tra quelle semisommerse.
Bene, non fosse per le estreme propaggini laterali.
Che infliggono un doloroso vulnus all’immagine.
Esse arrecano un marcato nocumento alla pulizia formale.
Immaginate – se V’aggrada – una ritrazione di fotocamera termica.
Ove il suo sensore interpretasse l’inappropriatezza, anzichè il calore, le summentovate propaggini sarebbero rosse.
E i massi sotto la roccia principale, tra l’arancione ed il giallo.
La sola roccia risulterebbe verde.
Perchè se si punta ad un soggetto, le sbavature lo deturpano.
Eccoci approdati a Il Tanto ed il Troppo nel Poco, il titolo del presente articolo.
La fotografia ottenuta con l’85 mm rappresenta il Troppo nel Poco: sebbene includa meno cose rispetto a quella realizzata con il 28 mm, alcune di quelle cose sono troppe.
Quest’ultima incarna invece il Tanto.
Ciò in quanto vi sono più cose, ciascuna delle quali organica, funzionale alla composizione complessiva.
Nessuna sbavatura, qui, se si eccettua un frammento di roccia lontana che fa capolino nello squarcio a V in alto a destra dell’inquadratura.
In altri termini posto: se s’intende isolare, che isolazione sia; se si vuole riempire, si paghi pure pedaggio alle inevitabili cesure, ma non s’introducano elementi di disturbo.
Cosa sono gli elementi di disturbo, in codesta temperie?
Ciò che è incongruo, dissonante.
Consideriamo ad esempio la roccia bassa e lunga a sinistra della principale.
Avesse alla sua sinistra ulteriore, staccato frammento di pietra, avrebbe interferito con la cadenza.
Cadenza?
Proprio così.
Nell’immagine grandangolare vi è un basso continuo, od un walking bass di stampo jazzistico.
Suddetto basso continuo è costituito dai massi a riva.
Essi “scorrono” nella porzione inferiore dell’immagine, rappresentando un sottofondo, una tessitura ininterrotta.
Le rocce semisommerse, invece, gradatamente conducono verso isolazione, senza mai del tutto approdarvi.
Al contrario, nella fotografia con l’85 mm l’isolazione è un desiderio univocamente espresso, ma non raggiunto.
Tutto ciò ponderato, si tratta di una rivisitazione invertitamente parcellizzata del celebre “less is more”:
il più può essere meno, quando il Tanto si contrappone al Troppo nel Poco.
Ecco, la fotografia.
Individuare forze, anelare orchestrazioni.
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Claudio Trezzani
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