Priorità.
Il termine presuppone sacrificio.
Lo presuppone perchè contiene – per converso – l’idea di subalternità.
Se in una situazione vi sono cose più importanti, le secondarietà vanno posposte.
Od elise.
In fotografia disattendere non sempre significa eliminare.
Si elimina se non si include nell’inquadratura.
Ma se si include, si tratta di decidere quali relazioni instaurare.
Siamo approdati alla prima delle fotografie a corredo di questo brano.
Il cartello con la scritta dell’albergo è storto.
Un poco lo è anche il pontile.
Quanto i pali in acqua confitti, vivono loro vettoriale vita.
Storti rispetto a cosa?
Rispetto all’orizzonte.
Degna obiezione: essendo la struttura il soggetto della ritrazione, perchè non hai corretto essa?
Come detto, la cosa non è possibile in senso complessivo, stante il diverso orientamento dei vari elementi.
Anche così, però, avrei potuto privilegiare la scritta o i pali (l’opposizione deriva dal fatto che essi non sono perfettamente perpendicolari, per difetto installativo), quali elementi preponderanti dello scenario.
Perchè non l’hai fatto, allora?
Perchè in questo caso la priorità è l’orizzonte.
E non già per una principalità entro un astratto grafismo: l’orizzonte qui è retta forte, ma non possiede la potenza espressiva del manufatto metalligneo.
Piuttosto, è risultato essere forza cogente l’istanza documentativa: l’orizzonte non è storto in realtà, non avrei potuto tradire il fatto.
Seconda immagine.
Ci si è sbarazzati di molto affanno.
Se la prima immagine è stata realizzata a focale 52 mm, qui ho impiegato un 18 mm.
Largo abbastanza per avere alle spalle il cartello, e tuttavia mostrare tutto dei pali confitti.
Così, una parte delle “incongruenze ideali” viene meno.
A proposito delle focali, abbiamo detto che la prima fotografia è stata scattata a focale “normale”.
Siccome la fotocamera impiegata è assai risoluta, ingrandendo è possibile scorgere le case sull’altra riva della superficie liquida.
E se alcune d’esse fossero “pisanamente” storte rispetto all’orizzonte?
Non ce ne occupiamo qui, per quanto risultano piccine.
La terza fotografia, altra storia.
Qui gli edifici sono grandi, il problema del loro orientamento è pressante.
Non più rispetto l’asse verticale, bensì quanto a quello orizzontale.
La soluzione, in questo caso ed in questo senso, semplicemente non esiste.
La casa con campanile non ha lo stesso orientamento della chiesa.
In più, si tratta di una convergenza non simmetrica: una bisettrice non potrebbe essere tale, non trovando pari angolo da ambo i lati.
Cosa fare, allora?
Se il piazzale è nave, orientiamo rispetto sua prua.
Ecco, la fotografia.
Comporta assistere ad esplosioni, a spinte divergenti che collidono.
Vi sono decisioni da prendere.
Gioiose, sofferte, o tutte e due.
Ecco, la fotografia.
Emotivamente vivere, affrontando l’esistente.
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Claudio Trezzani
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