Riflesso Regionale?
No, non è la versione speculare di un treno locale diretto, magari più lento.
Piuttosto…
No, bando al gioco.
Perchè la questione è assai intricata.
Lo è perchè si nutre di preziosi tesori d’amplissima articolazione.
E’ il portato del connubio tra tradizione e natura, sfaccettato e poliedrico come sa essere.
Sapete, i riflessi in acqua possono seguire due strade.
Esserlo di barche, o di case.
Di barche, la cosa può essere globalizzata o no.
No, se a specchiarsi è un gozzo od un caicco.
Sì, se le linee tremolantemente riprodotte rivelano una tecnologia concepita per mercati internazionali.
Con le case, la cosa è più brutale.
Zizaganti riflessi sì, ma diretti nell’esprimere lo spiritus loci quanto a tinteggiatura.
Quanto a questo c’è il riflesso ligure.
Quello adriatico, che si stempera strada facendo sulla strada di Bondeno ed affini, passando attraverso quel
genere d’incantamento che Mario Soldati esperimentò.
Poi, c’è la luce.
La sapete la faccenda di Van Gogh: l’Olandese Itinerante è andato ad Arles perchè vi ha trovato una luce diversa da quella che rischiara fuor di
Provenza.
Procedendo verso est la luce non abbandona tersità ma si tinge di malinconia.
Siamo approdati al Riflesso Regionale.
No solo barche, che potrebbero anche essere state fabbricate altrove.
Non solo case, la cui mera riproposizione in acqua potrebbe risultare di ridondante banalità.
No, l’insieme.
L’insieme dei muri che edificano lì.
Di come fanno le corde, ed il sartiame.
Di come appendono un panno al filo.
Di come la luce che cade lì influenza le tinte che concepiscono lì.
Potendo, la peculiare zaffata di mare che si odora lì.
E allora, possiamo fare a meno di Van Gogh, lì.
Basta abbassare lo sguardo, anche senza mirino accostato all’occhio:
a dipingere è l’acqua, ispirata dal summentovato genius loci.
Ecco, la fotografia: riverenti, contemplare.
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Claudio Trezzani
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