Essere ad hoc.
Precisamente adatto allo scopo.
Lo è il drone, quando si eleva alla divinità di Nettuno.
Si eleva proprio, e di poco.
E’ questo il segreto della sua unicità, della sua esclusività operativa:
è l’unico dispositivo esistente in grado d’effettuare riprese zenitali a moderata altitudine senza increspare l’acqua.
Che così governa ad libitum.
Si tratti di cogliere grafismi e vividezze in porzione di traghetto.
O dialogo di pontile con natanti.
E soprattutto, piscine.
Sapete, quando protuse in acqua sono fonte di peculiare incantamento.
Acqua corniciata entro acqua, ed insomma.
E se si vuole quella interna di cristallina immotità – non importa quanto il moto ondoso agiti la porzione esterna – il drone è la via.
Insostituibile, tra flutti e frangenti (questi ultimi, metaforici).
Lo sappiamo: in fotografia il mezzo è giusto un mezzo.
Ma quando l’appropriatezza è appannaggio di un’unica tipologia, esso diviene specificatamente irrinunciabile.
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Claudio Trezzani
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